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E' da più di un anno che cerco di di iscrivermi, senza esiti, all'albo dei giornalisti-pubblicisti della Calabria.
Nel giugno 2010, quantunque avessi i requisiti richiesti dall'Ordine dei giornalisti della Calabria, mi sono rivolto all'Ordine per conoscere gli adempimenti formali per fare domanda d'iscrizione. All'ordine mi è stato dato un vademecum che esplicita le certificazioni, i versamenti e i documenti da allegare alla domanda; di questo decalogo saltavano agli occhi quattro elementi:
Trascorsi più di sei mesi (febbraio 2011) mi rivolgo nuovamente all'Ordine e scopro direttamente dalla bocca del Presidente che devo "dimostrare di avere una retribuzione lorda di almeno 3000€". Mi chiedo da dove provenga questo nuovo requisito, e solo dopo aver richiesto l'accesso formale agli atti, ottengo la risposta: nella riunione del 28 luglio 2010 presso il Santuario di Polsi, il Consiglio dell'Ordine ha approvato il nuovo Vademecum per l'accesso all'albo dei pubblicisti.
Tralasciando la scarsa trasparenza nelle informazioni dell'Ordine calabrese e consapevole di non poter mai e poi mai dimostrare siffatta retribuzione, mi sento schiacciato in una trappola: da un lato, la mia società editrice che mi ha contrattualizzato con una retribuzione lontanissima dal tariffario nazionale, dall'altro, l'Ordine che cambia in corsa i requisiti per l'accesso, rendendo di fatto impossibile diventare giornalista pubblicista.
Perciò ho scritto all'Ordine Nazionale per avere un parere, per chiedere consigli su come uscire da questa trappola.
Alla c.a. del Presidente della Commissione Giuridica
e.p.c Presidente della Commissione Amministrativa
Gentile Presidente,
sono un aspirante giornalista-pubblicista e Le scrivo per chiederLe un parere, un consiglio, su come uscire da quella che ritengo una 'trappola burocratico-lavorativa', e che vado brevemente ad esporLe.
Sono un collaboratore del quotidiano calabrese a tiratura regionale Calabria Ora dal 1° gennaio 2008, con regolare contratto di collaborazione occasionale sottoscritto con la Società Cooperativa Editoriale Calabrese a.r.l. che svolge attività di servizi redazionali per conto della Paese Sera s.r.l., editrice della testata Calabria Ora - con una retribuzione di euro 0,04 (quattro
centesimi) a rigo pubblicato al netto delle ritenute d'acconto.
Nell'arco di questi tre anni ho redatto oltre 200 tra articoli e servizi giornalistici inerenti cronaca, politica, cultura e sport in qualità di corrispondente locale presso la redazione di Catanzaro. Pertanto nel corso del 2010 ho chiesto all'Ordine dei Giornalisti della Calabria informazioni per presentare istanza d'iscrizione all'Albo dei giornalisti pubblicisti.
All'Ordine, nel giugno 2010, mi è stato fornito un vademecum (in allegato) che indicava una serie di requisiti formali e sostanziali da produrre in allegato all'istanza; nello specifico si richiedevano i seguenti requisiti di merito (punti 4,5,6,7 dell'allegato "Vademecum OdG Calabria"):
- i giornali "contenenti gli articoli a firma del richiedente e che dimostrino l'effettivo svolgimento dell'attività pubblicistica nell'ultimo biennio (i 24 mesi precedenti la domanda d'iscrizione)";
- certificato del direttore responsabile del giornale in cui "si dichiari che l'attività pubblicistica del richiedente si è svolta regolarmente e con continuità";
- certificazione da perte della società editrice dei compensi percepiti (CUD);
- "certificazione della partecipazione, con profitto, ai corsi organizzati e autorizzati dall'Ordine regionale".
Alla data del 30 giugno mi trovavo in possesso di tutti i suddetti requisiti sostanziali, tranne dell'ultimo poichè è l'Ordine regionale a dover organizzare o autorizzare corsi di formazione professionali. Su questo specifico requisito la presentazione della mia istanza d'iscrizione è stata posticipata nel tempo e ripetutamente anche su espressa indicazione verbale del Presidente dell'Ordine, dott. Giuseppe Soluri, il quale ha più volte preso tempo sulla data di
realizzazione dei corsi di formazione.
Come può notare nell'allegato Vademecum, la data in calce è quella del dicembre 2010. Ho specificato la data perchè all'ennesima richiesta di informazioni nel febbraio 2011 il Presidente ha esternato che, oltre ai corsi, io non ero in possesso di un altro requisito sostanziale, ovvero la
dimostrazione di aver percepito una retribuzione minima di 2400€ nell'arco del biennio. L'incoerenza dell'informazione fornita dal presidente dell'Ordine rispetto a quanto previsto dal Vademecum dell'ordine stesso mi ha spinto a intraprendere l'accesso agli atti dell'Ordine a norma della legge 241/1990.
E il Presidente, con comunicazione del 29-3-2011 (prot. 080), mi ha gentilmente fornito il nuovo regolamento per la presentazione dell'istanza di iscrizione all'albo dei giornalisti pubblicisti. Nell'estratto del verbale (di cui si allega fotocopia)- adottato dal Consiglio Regionale della Calabria in data 28/07/2010 (in seduta eccezionale presso il Santuario di Polsi) - compare
al novellato punto 7 il nuovo requisito: "la retibuzione minima complessiva deve essere compresa tra i 2400 e i 3000 euro lordi (nei due anni)".
Sulla base di questi requisiti e con le mie condizioni contrattuali Le risulterà chiaro che è per me impossibile dimostrare una retribuzione di 2400 euro. Infatti nel nuovo vademecum (scaricabile anche dal sito dell'Ordine regionale) si prevede la redazione di almeno 80 articoli, che con la mia retribuzione corrispondono più o meno a circa 120,00€!!! Ma aggiungo che
anche se venissi retribuito secondo il tariffario nazionale, quindi 28,00 € a notizia, non riuscirei a raggiungere le cifre richieste dall'Ordine della Calabria.
Sulla base dei nuovi requisiti ho anche chiesto un adeguamento contrattuale, ma non solo ho scoperto di essere sottopagato dalla mia società editrice quanto la stessa si è rifiutata anche di fornirmi il Cud relativo all'annualità 2010.
E' per questa ragione che ho esordito parlando di 'trappola burocratico-lavorativa': da un lato, l'Ordine - che dovrebbe vigilare sulle condizioni contrattuali dei collaboratori - inasprisce i requisiti per l'accesso all'albo prevedendo retribuzioni che in pochi, in una regione come la Calabria, sono in grado di dimostrare; dall'altro, le società editrici, che non si fanno scrupoli
nel proporre condizioni contrattuali da fame, approfittano della propria forza contrattuale e della debolezza dei collaboratori, disposti a tutto pur di accedere alla professione giornalistica.
Ci tengo a sottolineare che la mia condizione contrattuale è comune ad una folta schiera di collaboratori che, pur di intraprendere una professione interessante e fondamentale come quella di giornalista, ha accettato anche retribuzioni minime, quasi da tirocinio, consapevole che dopo 24 mesi avrebbe avuto accesso all'albo. Invece si scopre che l'Ordine cambia le regole del
gioco in corsa, senza la minima rispondenza alla realtà economica delle società editrici e dei collaboratori.
Le ho scritto perchè vorrei un consiglio su come uscire da questa condizione, tra l'incudine e il martello, aggiungendo che alla data del 30 giugno 2010 ero in possesso di tutti i requisiti allora richiesti e che ora invece non posso neanche presentare istanza d'iscrizione, da un lato, perchè l'Ordine innalza un muro di requisiti insormontabile, dall'altro perchè, la mia società editrice
rifiuta di rispettare le condizioni contrattuali minime. E attualmente non esiste nessun organismo di tutela sindacale dei miei diritti.
In queste condizioni non solo si frustra la mia porfessionalità (perchè continuare a scrivere sapendo che non si conseguiranno mai miglioramenti professionali?) e si lede un mio interesse leggittimo, ma si pratica un'ulteriore discredito sulla categoria: l'atteggiamento dell'Ordine potrebbe infatti essere assimilato alla difesa di un interesse di 'casta', poichè limitare artificiosamente l'accesso alla professione di nuovi collaboratori significa di fatto tutelare coloro che giornalisti già lo sono. Infine, il comportamento che l'ordine ha seguito, ovvero una totale arbitrarietà nella fornitura di informazioni (a quale vademecum fare riferimento, a quello
adottato al Santuario di Polsi nel luglio 2010 o a quello fornitomi nel febbraio 2011 con data dicembre 2010?) agli aspiranti pubblicisti, non sarebbe consono ad un ente pubblico.
Consapevole che tale richiesta parte da una condizione personale che è comune a diversi collaboratori della Calabria, Le chiedo un consiglio su come riuscire a far valere il mio interesse leggittimo ad accedere all'albo dei pubblicisti.
Le chiedo se esistono garanzie giuridiche per rivalermi nei confronti dell'Ordine regionale oppure nei confronti della società editrice. La informo che della questione sono stati già investiti sia il Presidente dell'Ordine, che si è limitato a fornirmi i nuovi regolamenti in materia, sia la Società
editrice, che non ha prodotto la documentazione fiscale richiesta, sia il Direttore di Calabria Ora, dott. Sansonetti, che non ha mai risposto alle mie comunicazioni.
In queste condizioni - in cui Presidente dell'Ordine, Direttore e Società Editrice di Calabriaora sono apparsi sordi alle mie richieste - non sapendo più a chi rivolgermi per tutelare la mia posizione, scrivo direttamente all'Ordine Nazionale nella speranza di ricevere una pronta e utile risposta.
Cordialmente,
Antonio Borelli
collaboratore Calabria Ora
E il Presidente della Commissione Giuridica, dott. Enzo Iacopino, mi ha risposto come segue:
Il dott. Iacopino, che ringrazio per la solerzia nella risposta, ha sottolineato come l'Ordine "ha manifestato sensibilità e attenzione verso il problema dello sfruttamento del lavoro giornalistico". Ma tuttora a me rimane il problema di uscire dalla trappola in cui sono finito: quale organismo, sindacato, gruppo di pressione, consigliere può aiutarmi a capire come rivalermi sul mio editore? Chi può spiegarmi se sia giusto o meno che l'Ordine dei Giornalisti della Calabria cambi in corsa i requisiti per accedere all'albo dei pubblicisti?
La risposta alla domanda è semplice: diventare giornalisti in Calabria è ormai un'utopia!
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