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Quando più di un mese fa abbiamo sollevato, con un comunicato del nostro consigliere alla comunità montana Pasquale Colosimo, la questione dell'agraria di Fieri di Belcastro non pensavamo che la questione si sarebbe risolta solo perchè la rendevamo pubblica. Si tratta di scelte amministrative non complicatissime, ma ciò che volevamo mettere a nudo era l'assoluto campanilismo della politica locale e spingere gli amministratori a delle scelte. Emilio Grimaldi, che è osservatore acuto delle dinamiche locali, ha definito la bagarre per il trasferimento della scuola agraria "quanto di meglio il campanilismo, tipico nostrano, e la cultura del comico, caricatura dello stesso provincialismo, possano offrire".

Pubblichiamo qui di seguito il suo commento.

Da l'Url di Emilio Grimaldi: L'IPSAA in Fieri a Sersale




La bagarre sul trasferimento della sede dell’Ipsaa (Istituto professionale dell’ambiente e dell’agricoltura) dalla località Fieri di Belcastro a Sersale, con l’Amministrazione comunale di Sersale e della scuola, da una parte, e sindaci di Belcastro e di Botricello, dall’altra, è quanto di meglio il campanilismo, tipico nostrano, e la cultura del comico, caricatura dello stesso provincialismo, possano offrire.
Campanilismo, per primo. Le Amministrazioni di Belcastro e di Botricello in tutti questi anni non hanno mai fatto niente per aiutare concretamente la scuola, che da molto tempo registra una diminuzione sempre crescente degli studenti, (quest’anno sono solo 36, suddivisi in quattro classi, ndb). L’allarme che, ogni anno, contemporaneamente al primo squillo della campanella scolastica, veniva lanciato dai direttori che si sono succeduti non è stato mai preso in seria considerazione dalle Amministrazioni coinvolte, né da Belcastro, perché la scuola rientra nel suo territorio, e né da Botricello, perché il plesso si trova sulla statale 106 ed è parte integrante del tessuto sociale della cittadina ionica. Qualche anno fa Ivan Ciacci, sindaco di Belcastro, si iscrisse lui stesso per incrementare il numero degli alunni, nonostante fosse già laureato in medicina. Ma all’apprezzabile gesto non seguì un progetto vero e proprio per sensibilizzare la cittadinanza su questa opportunità, che forma i ragazzi sulle risorse ambientali e agricole presenti nel territorio.
Ora che la dirigente dell’Istituto d’istruzione superiore di Sersale, Silvana Afeltra, a cui è stata annessa anche la scuola di Belcastro, ha fatto presente la necessità non più prorogabile, per la sopravvivenza della stessa scuola, di un suo trasferimento, qualcuno ha alzato il proprio campanile, lasciato per molto tempo nel ripostiglio di casa. “Vi garantisco 50 iscritti, se non verrà trasferita”, ha tuonato il sindaco di Botricello, Giovanni Camastra. Mentre il Consiglio comunale di Belcastro ha addirittura deliberato la propria “contrarietà” alla dislocazione del plesso scolastico.
Ma dove erano questi signori quando da ben 35 anni gli studenti sono costretti a convivere con l’amianto, di cui è ricoperto il tetto del convitto, affianco il plesso scolastico, mai portato a termine?
Dove erano questi signori quando da ben 35 anni gli studenti sono costretti a convivere con una struttura, di più di mille metri quadrati, attorniata da cocci di vetro, per le finestre rotte, e da cancelli arrugginiti?
Dove erano questi signori quando il convitto non veniva collaudato?
Dove erano questi signori quando il convitto non veniva mai consegnato alla scuola, nonostante i diversi miliardi di lire, spesi negli anni settanta del secolo scorso?
Dove erano? Ve lo dico io. Erano a lucidare il proprio campanile. Che oggi - che finalmente qualcuno ha pensato di fare qualcosa - stanno facendo suonare. Per dire: “No, la scuola è nostra!”. Si è visto come ci hanno tenuto in tutti questi anni! E la tempistica dei loro interventi dà la misura di come lo hanno preservato a dovere, il proprio campanile, per sfornarlo al momento opportuno, in modo che nessuno in futuro potrà dire che “non ce l’hanno messa tutta” per lasciare le cose come stavano. E cioè la scuola al suo posto, dove è sempre stata. A gemere per incuria e isolamento.
Cultura del comico, infine. Anziché riconoscere la bontà di una scelta, per evitarne la chiusura, in un contesto, quale quello sersalese, già avviato alla cultura della valorizzazione della natura e delle risorse ambientali, come lo testimonia la nascita di associazioni e cooperative ambientaliste, fatte da giovani, fanno ridere: “No! La scuola è nostra!”. Preferiscono la cultura del comico rispetto a quella della realtà.
Anziché preoccuparsi di proporre una soluzione, magari, per restaurare i plessi esistenti e per costruirci una struttura alternativa, e di finalmente fruibile per la cittadinanza, recitano: "La scuola è nostra, e non potete portarcela via”. Sempre per la storia che un domani nessuno potrà loro obiettare che “non hanno difeso il territorio, e le potenziali risorse del proprio elettorato”.
Il comico è sempre presente dalle nostre parti. Assistervi è quasi gratis. Basta acquistare i giornali. E goderselo. Ogni mattina. Prima intona l’uno. Il giorno dopo l’altro.
Ora, se veramente verrà trasferita la sede dell’Ipsaa, perchè la decisione spetta alla Provincia di Catanzaro, il comico acquisterà anche un lato tragico. Cioè, tutta la località Fieri ne risentirà, e sarà definitivamente abbandonata. Non faranno niente per riconvertire e ricostruire. E, con il pascolo delle greggi nelle aule dove un tempo si faceva lezione, diranno: “Glielo avevo detto io che era meglio se ci tenevano la scuola!”. E poi veramente non si saprà se ridere o piangere.

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