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Siamo tornati, grazie a una barricata e all'amore della gente

Intervista a Luca "'O Zulù" Persico, pubblicata su Liberazione del 17 gennaio 2009: "Ci siamo resi conto che avevamo un megafono gigantesco e che in questo momento non usarlo sarebbe stato criminale dal punto di vista politico"...

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Siamo tornati, grazie a una barricata e all'amore della gente


Sandro Podda
«La versione che ti ho appena raccontato è quella lunga. Quella che Marco Posse mi dice sempre di sintetizzare con una sola frase: "Ci siamo resi conto che avevamo un megafono gigantesco e che in questo momento non usarlo sarebbe stato criminale dal punto di vista politico». Ne ha di cose da raccontare Luca Persico conosciuto da tutti come 'O Zulù. Son passati sette anni da quando i 99 Posse si sciolsero all'apice della carriera. Una scelta dettata da tanti motivi che però non sono bastati fino in fondo a chi con la loro musica e spesso con loro presenti ha combattuto tante battaglie. I 99 sono tornati insieme e prevedono di agitare ancora le acque torbide e stagnanti del panorama musicale e politico italiano. Il momento è quello giusto e vedendo la reazione scomposta di alcuni comuni che hanno rifiutato i loro concerti per "motivi di ordine pubblico" evidentemente fanno ancora paura. Il 26, 27 e 28 gennaio saranno per tre date al Rising Love di Roma.

Cominciamo dalla fine. Perché la 99 Posse si sciolse?
Eravamo arrivati a un tale livello di notorietà e di responsabilità nei confronti del nostro pubblico, attento alle più piccole scelte che facevamo, che le differenze tra noi c'erano hanno cominciato a pesare, nonostante fossero state anche la nostra grande ricchezza. Quando siamo arrivati ad un momento di scelte, rispetto al mercato, alle scelte dei singoli rispetto alla situazione politica, queste scelte sono diventate incompatibilità. Considerata questa "responsabilità" nei confronti di queste persone che guardavano a noi personalmente non me la sono sentita di continuare con quelle mediazioni che fino a quel giorno avevano reso possibile la 99 Posse e quello che è stata. Per cui me ne sono tirato fuori e gli altri hanno deciso di sciogliere automaticamente il gruppo. Negli anni successivi ho fatto una serie di scelte conseguenti a questa mia defezione. Sono andato in Palestina, Iraq, Kurdistan, ho stretto rapporti politici forti con le organizzazioni che difendono questi popoli. Mi sono allontanato un po' dalla politica italiana, visto che da dopo Genova 2001 ho provato serie difficoltà a rapportarmi con il concetto di manifestazione e anche di "movimento". Sono andato avanti con queste scelte tra virgolette estreme, fin quando non mi sono reso conto che rispondevano anche a una mia esigenza di comodo: togliermi dai riflettori per starmene più comodo nell'underground. Il posto che i 99 si erano conquistati era un posto difficile da gestire. Sicuramente più difficile di progetti apparentemente, seppure per molti versi anche nei fatti, più politici, ma anche più gestibili proprio per il loro estremismo. Ho cominciato a dare ascolto ai milioni di commenti su internet alle cose che facevo. Questa esigenza dei 99 nel panorama generale italiano, politico, culturale e musicale, è un'esigenza che si è fatta sempre più forte tra le "masse" e anche tra noi. Avevo dichiarato qualche anno fa in un'intervista che le probabilità di una reunion dei 99 erano pari a zero. Avevo però detto anche una cosa passata in secondo piano: l'unica cosa che potrebbe far rivivere questo gruppo sarebbe che ci incontrassimo di nuovo su una barricata. E nella realtà è capitato proprio questo. La barricata in questione è stata il G8 di Torino al quale hanno partecipato tantissimi compagni da tutta Italia e dall'estero. Tra questi Egidio, un nostro carissimo compagno di Insurgencia. Ci ha raccontato delle difficoltà che stava vivendo: la perdita del lavoro con un figlio e una moglie, le difficoltà umane e politiche. I suoi compagni del centro sociale avevano organizzato un'iniziativa cercando di coinvolgere gruppi musicali. Alla riunione c'erano Massimo Jovine con il suo gruppo, uno dei mille progetti di Marco Messina e io, all'epoca orfano di un progetto. Erano passati 7 anni da quando noi tre ci eravamo incontrati l'ultima volta dietro un tavolo per discutere di concerti. Superati i primi momenti di naturale imbarazzo, ci siamo trovati a discutere per ore della situazione politica, dei cambiamenti generazionali e del fatto che ci fosse dibattito e punti comune per il dibattito. Abbiamo deciso allora che il concerto per Egidio lo avremo fatto come 99 Posse. Abbiamo fatto questo concerto senza prove e ci siamo convinti a tornare insieme. Grazie a quella cosa che una volta il bassista di Capuano ha definito "amore", quel sentimento forte che veniva dalla piazza. E soprattutto ci siamo resi conto che, al di là della naturale tendenza dell'uomo a glorificare le cose che fa, nessuno dei nostri progetti solisti era mai riuscito a creare quella cosa che mi piace chiamare "consenso popolare" dei 99. E quindi abbiamo subito telefonato a Sacha che stava facendo a Parigi il jazzista ubriacone nelle banlieues, Claudio Marino che era a Venezia e faceva teatro e alla formazione abbiamo aggiunto un percussionista cosentino, Gennaro de Rosa già con Il Parto delle Nuvole Pesanti e un chitarrista siciliano, Peppe Siracusa, già con gli Aretuska.

La crisi dei 99 Posse è coincisa un po' con quella che è stata la crisi generale dei movimenti dopo lo spartiacque di Genova?
Certo, avndone sempre fatto parte. Un po' come adesso si cominciano a risentire anche se timidamente i movimenti che cercano di rimettersi insieme e di riprendere parola, pure la 99 Posse avendone sempre fatto parte si sente toccata da questa responsabilità. Facendo anche un giro veloce sui media mainstream o su internet ci si accorge che in Italia in questo momento c'è bisogno di un minimo di intelligenza, di cultura. Il nemico principale è l'ignoranza e la grettezza alle quali i nostri politici ci hanno ridotto. Mi ricordo che in pieni anni '80 si parlava di progetto di cretinizzazione in massa del nostro Paese, depauperazione culturale di certe fasce sociali. Quelli che allora erano progetti sono oggi dati di fatto. Scuole sempre più specializzate, in mano ai privati, le università, criminali che si occupano di giustizia, differenze di peso e di misura rispetto alla legge. In questa grossa confusione personaggi poco raccomandabili del centrodestra, ma anche del centrosinistra, continuano a sguazzare e a fare i loro affari. In questo contesto noi notiamo che la situazione è molto simile a quella sul finire degli anni '80 e primissimi anni '90, dove si veniva fuori da un'epoca di resistenza di soggettività sociali che dopo dieci anni di "latitanza" sentivano la voglia di esplodere. Cosa che è si è verificata un po' ovunque. Nelle università con la Pantera e nelle scuole superiori, nella cultura in generale e nella nascita di gruppi musicali politicamente e socialmente molto impegnati. Si è creata una vera e propria "classe politica" nuova, un soggetto politico importante per alcuni anni anche centrale. Rispetto a quel periodo ci manca ancora l'esplosione, quel livello minimo-medio di coscienza di classe, di spirito di appartenenza. Abbiamo però anche dei vantaggi rispetto a quegli anni. Noi ci siamo dovuti inventare delle cose, come la pratica delle occupazioni. Pure i 99 Posse non sono più un gruppo di ragazzini pazzi che gridano parolacce dal palco ma una realtà già affermata. E insieme a loro i centri sociali e qualche ciruito nazionale di centri sociali (anche se nel frattempo nella grande tradizione italiana più di qualcuno ha cominciato a dividersi). Torniamo a parlare di politica, non con il linguaggio tradizionale della politica ma con quello della gente. Anche noi abbiamo imparato di nuovo a "essere normali". Nell'ultimo periodo era più facile incontrarci in un salottino di Mtv che in mezzo a piazza Dante a fare la spesa. In questi sette anni in mezzo alla strada ci sono stato molto. Nei mercati e nelle tarantelle, ma anche nell'oscura fase che ho passato di tossicodipendenza anche nelle piazze di droga, tra i drogati, poi nei Sert, nel recupero... esperienze che mi hanno comunque arricchito. Tutto questo mi ha riportato dritto in mezzo alla mia gente dalla quale mi ero mio malgrado allontanato.

Non credi che i centri sociali stiano comunque passando una fase di crisi e che stiano prendendo piede da destra fenomeni che in un certo senso li scimmiottano, come Casapound...
E' il risultato di scelte precise da parte di quella sinistra più visibile. Nel momento in cui il panorama generale si è spostato verso destra, anche la sinistra si è spostata più a destra. La sinistra ha rinunciato a certe pratiche che nei primi anni '90 ci sembravano spontanee. Casapound si sta inserendo proprio in questo vuoto: il giovane che vede le ingiustizie, che si rompe di essere tranquillizzato da politici che gli dicono che tutto va bene, trovano in molti contesti di "sinistra" sballati che ballano e organizzano rave e in molti contesti della destra l'offerta di una possibilità e anche un po' il brivido dell'organizzazione militare... Noi che queste cose riuscivamo a farle convivere nei nostri soundsystem ci sentiamo in qualche modo anche responsabili di questo vuoto a sinistra. Non è certamente un gruppo musicale che può colmarlo, ma noi vogliamo fare la nostra parte. Però devo anche dirti che nel giro di questa prima parte di concerti nei centri sociali ho notato che alcuni sono rimasti come li avevamo lasciati, altri hanno fatto un lavoro di radicamento nel territorio. Penso a realtà anche distanti come Bologna e Taranto, circondati da energie molto fresche.

Hai citato più volte Internet. Che ne pensi della Rete?
E' un mezzo che i compagni usano e dovrebbero usare sempre di più. A me fa rivivere spesso la Pantera. Per la soggettività culturale che ci trovi dentro. Quando fai un'assemblea in un centro sociale il massimo che ti può capitare è il compagno che non la pensa come te su quella cosa, ma con il quale hai così tanto in comune che finisce lì. Su internet ti può capitare chiunque, come era nella Pantera. A Napoli, Lettere e Filosofia, fu l'unica facoltà a rimanere occupata per tutta la durata "democraticamente". C'erano soggetti che venivano solo per votare e sgomberare la facoltà per laurearsi. Di volta in volta siamo riusciti a convincere però almeno la maggioranza più uno della necessità di proseguire l'occupazione. Su Internet, nei forum, ritrovo questo. Il nostro nuovo primo singolo, quando riusciremo a finirlo, sarà messo in download gratuito. Così pure il secondo. Dopo vedremo. Io su questo punto sono talebano al contrario e voglio la musica gratis. Farla con i minimi dei costi e regalarla, guadagnando dai concerti. Marco Posse, che però ha anche un'etichetta indipendente e si sbatte con il problema dei costi, riflette più sul fatto che bisogna trovare un modo di finanziare però progetti che avrebbero più problemi sul mercato.

Due curiosità alle quali puoi non rispondere... come mai siete tornati senza Meg e come mai ti sei sposato... in chiesa...?
La prima è semplice. Lei non era su quella barricata. La seconda, sai che in questi anni ho stretto un rapporto di amicizia vero con Don Vitaliano. Mi sono trasferito nell'ultimo periodo in Irpinia e ci vediamo un giorno sì e uno no. Glielo dicevi tu al tuo migliore amico che è prete che ti sposi in comune? Comunque non ho ricevuto nessun sacramento, ci siamo sposati con un rito misto. La lettura che abbiamo scelto è stata la lettera di una donna che si era appena sposata e voleva tranquillizzare i genitori. Quella donna era Mara Cagol...

Infine, si tratta di una reunion o avete intenzione di proseguire insieme?
Ti cito una canzone sulla quale stiamo ancora lavorando, ma che girerà intorno a una strofa che piace a tutti: "E' nata, è nata, è nata. No, non è nata. Chesta è la posse che è turnata. e mo' co cazz ce cacciate".


17/01/2010

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