L'AltraSersale

Un nuovo modo di essere comunità. Un mondo nuovo.

Dal diario di un navigatore: luogo non specificato, data non dichiarata.

Mi trovo sospeso in uno spazio-tempo anomalo.
Navigo con una vecchia Panda bordeau (carica delle macerie di questi ultimi anni) per circa 20.000 leghe sotto l'acqua... mi trovo in uno strano angolo di mondo. Qui c'è il meglio e il peggio del sud, benvenuti al sud!
Tra i tanti sud che ho visto, oltre al classico ritratto di ospitalità e somiglianze, c'è qualcosa qui che mi fa riflettere. Mi sembra di aver fatto un viaggio cosmico, ma non saprei dire se in un recente passato o in un futuro postmoderno. E come un crononauta è mio dovere scrivere di ciò che vedo, degli abiti sociali di questi luoghi.
Dopo venti giorni non sono riuscito a comprendere al meglio gli strani abiti di “loro” - loro è un'espressione utilizzata ampiamente durante la formazione che mi ha fatto sentire come un funzionario imperiale britannico alla sua prima esprienza nel sudafrica ottocentesco: "loro" si riferisce ai paesani e contadini!
È vero che sono capitato in un vallo la cui piovosità è di gran lunga superiore alle medie stagionali, e la pioggia non favorisce le relazioni, quando c'è il sole tutti in campagna!, ma è altrettanto vero che non sembra un vero paese meridionale, col suo bar sport, il suo circolo di sbandati e bevitori, la sua spicciola vita pubblica. Uno strano connubbio tra una quasi efficienza amministrativa e una politica sopita e sparlata nel privato delle case, la convivenza della diffidenza e dell'affabilità, la compresenza della vita bucolica e della disperazione urbana... eppure è un piccolo e semplice paese, come tanti in Italia.
Eppure qualcosa mi sembra strano, non riesco a trovare la relazione... la relazione con gli altri sud che ho visto, dove c'erano questi ingredienti, ma alla fine la sfumatura antropologica prendeva il sopravvento sulle peculiarità locali spingendoti a dire che in fondo siamo tutti uguali, noi del sud.
La mia indagine si è perciò focalizzata non nella ricerca del differenza ma nella spiegazione della differenza.
Il mio lavoro di censore dell'impero mi ha spinto tra cento campagne e cento case, alcune accoglienti, molte scure, sudice e con un mefitico odore di chiuso: quelle classiche case dove gli odori di fritto, di sudore e di sporco, di terra e di lavoro si sono fusi in unico miasmo nauseabondo; quelle classiche case dove alberga la donna barbuta senza il ben che minimo imbarazzo (e parliamo di donne abbastanza giovani), dove i genitori non ricordano i compleanni dei figli, dove non si conoscono i nomi dei vicini, i nomi delle strade, dove non si confessano parentele o simpatie politiche, dove facilmente si confessano dissapori familiari legati all'eredità.
Dove il rapporto uomo-donna è pesantemente intessuto di un maschilismo scimmiesco, dove gli uomini al di là del loro status di padroni sembrano degli automi, eppure non sono imbevuti di alcolici come altrove, dove nei bar le bottiglie di superalcolici hanno tre dita di polvere sopra (eccezion fatta per la grappa!). Dove i bar osservano una religiosa chiusura pomeridiana dalle 13 alle 16, dove i negozi chiudono alle 7 o rimangono misteriosamente aperti in un paese fantasma. Dove non esistono i nomi delle strade né i numeri civici, dove non ci sono campanelli o citofoni e, laddove ci sono, o non funzionano o semplicemente non vengono ascoltati dagli abitanti all'interno (a che serve il citofono se poi non rispondi?!). Dove alle 7 si vedono stanze buie illuminate dalla luce bluelettrico delle TV, dove le TV parlano dall'alba al tramonto sintonizzate su quegli sciocchi talk show, dove è raro vedere o sentir parlare di YouTube o di internet. Dove pare che nessuno abbia un hobby, un passatempo, eppure in molti passano il tempo a verniciare mobili vecchi. Dove non si capisce quali siano i ritrovi giovanili, se esistono i giovani.
Dove la consueta animosità delle conversazioni non è dettata da visioni contrapposte e inconciliabili, ma da un misterioso piglio o pretesa di spuntarla nella contesa anche quando si dice la stessa cosa dell'interlocutore. Eppure non si parla di massimi sistemi. E' una provincia anomala, non è come le altre realtà provinciali chiuse ma particolari, abitate comunque da uno 'spirito del luogo'. E' come se tutto fosse sospeso appunto in uno spazio-tempo che non è "l'apparente arretratezza" geografico-temporale o socio-culturale dei nostri sud. Non si tratta di condizioni di premodernità, al contrario è il precipitato della modernità.

Nell'osservazione di questi fenomeni ho provato a teorizzare una spiegazione (fantasiosa come tutte le cose che si immagginano durante i viaggi). La ragione è la terra. Qui tutti possiedono un chilo di terra e tutti sono chiamati a curarla. Alla prima occasione si corre in campagna, anzi si vive in campagna vista l'articolazione in contrade rurali e in un centro storico disgregato dal terremoto. Questo intimo rapporto con la terra è, secondo me, la causa di quello che ho definito una scarsa propensione alla socialità. La propensione alla socialità è il rapporto tra l'aumento di socialità e le cause che la determinano, ovvero l'aumento delle relazioni all'aumentare delle occasioni di socializzazione.
Ebbene qui il rapporto è paurosamente prossimo allo zero: la vita di campagna abbassa il numero dei contatti sociali, la vita agricola sfianca e spinge a rintanarsi in casa riducendo le occasioni di svago e di vita pubblica, la ricerca del piacere per il piacere. La vita di campagna, condotta spesso in solitaria, riduce ulteriormente le capacità di comunicazione e di comprensione delle differenze (elementi fondamentali per la socializzazione), abbassa gli orizzonti e livella le aspirazioni. La vita solitaria fa aumentare la diffidenza e spegne il bisogno di socialità, determinando una scarsa attitudine a incontrare “l'altro”.
Da ciò una scarsa propensione alla socialità. Un elemento tipico dei vari sud, della provincia. Ma che altrove è determinato da condizioni di particolare isolamento geografico ed economico, culturale. Solitamente ciò avviene laddove non passa la ferrovia o dove non si vede l'autostrada, come canta Silvestri...
... eppure qui si vede l'autostrada!

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