L'AltraSersale

Un nuovo modo di essere comunità. Un mondo nuovo.

Una cosa è certa sul tifo : non è un piacere parassita, anche se tutto farebbe pensare il contrario, e chi dice che preferirebbe fare piuttosto che guardare non capisce il concetto fondamentale. Il calcio è un contesto in cui guardare diventa fare [...]. Ma nel momento del trionfo il piacere non si irradia dai giocatori verso l'esterno fino ad arrivare ormai smorzato e fiacco a quelli come noi in cima alle gradinate; il nostro divertimento non è una versione annacquata del divertimento della squadra, anche se sono loro che segnano i gol. La gioia che proviamo in queste occasioni non nasce dalla celebrazione delle fortune altrui, ma dalla celebrazione delle nostre [...]. I giocatori sono semplicemente i nostri rappresentanti.

Nick Hornby - "Febbre a 90°" - Guanda, 1992 (adattamento)

Molti anni fa ho letto Fever Pitch di Nick Hornby, anche se non sono un tifoso di calcio. Forse lo sono stato, ma da bambino e quasi sempre per la grande squadra del nord: un fenomeno tipico per noi meridionali senza club con la mentalità giusta.

Non è bastata neanche l'osmosi con mio zio, un pilastro della locale squadra dilettantistica. Poi però una coincidenza: nel 2008 iniziai a scrivere per Calabriaora e quindi mi toccò seguire il calcio locale. Una coincidenza che mi ha dato la fortuna di essere testimone di alcuni eventi della storia della mia comunità: le promozioni dell'AS Sersale col presidente Borelli e con Mister Rosati, la nascita e i successi del Real Sersale del presidente Ardimentoso, i derby e la rivalità tra i tifosi.

Ho raccontato il calcio locale per 4 anni. Ho conosciuto decine di giocatori e ad alcuni ho forse anche dato il voto sbagliato in pagella - intendiamoci, alcuni commentatori sono spesso tifosi ed esagerano nei giudizi, io ho cercato di essere professionale e mi sono sempre consultato a bordo campo con gli addetti ai lavori.

Lì, a bordo campo, nel freddo pungente del Ferrarizzi ho annotato gol e prestazioni eccelse, ma soprattutto ho osservato un fenomeno. Il fenomeno del calcio. 

Ho visto un gruppo di appassionati come mio zio, Pasquale 'Siano', crescere in professionalità insieme ai risultati della squadra... magazzinieri, presidenti, manutentori, tecnici, osservatori, settore giovanile, marketing e comunicazione. Quello che non ti aspetteresti in un piccolo centro di montagna.

Ho visto soci fare i soci, cioè assumersi l'onere della partecipazione alla vita della Società sportiva, sia economica che fisica. Ho visto anche chi si è affacciato al mondo del calcio per fare comparsa o vetrina. Ho visto tifosi fare i tifosi e quelli che, tifosi non erano, hanno fatto critiche e disertato lo stadio. Del resto, scriveva Hornby nello stesso libro: "Il calcio, com'è noto, è il gioco del popolo, e come tale cade nelle grinfie di tutta quella gente che non è, insomma, il popolo.

Raccontare il calcio è stata una bellissima esperienza perché mi ha spinto ad entrare in un mondo che non è il mio. Ad acquisire un linguaggio ed un occhio critico lontani da quello che ho sempre osservato e di cui ho sempre parlato. A conoscere persone con le quali difficilmente avrei dialogato proprio per l'assenza di interessi comuni.

Oggi che non scrivo più sul giornale mi piacerebbe raccontare quello che si vive a Sersale in questi giorni: gli appelli a vestire di giallorosso il paese e la critica sottotraccia (ma sacrosanta dal ppunto di vista del tifoso-tifoso) per "chi sale sul carro del vincitore" esponendo vessilli senza aver mai partecipato alla battaglia, l'organizzazione della trasferta in massa per l'appuntamento con la storia. E soprattutto la domanda: e se la storia si presenta puntuale all'appuntamento, poi che si fa?

Eh già, perché questa società ha mostrato più volte di potercela fare. Non si tratta di eterna matricola, ma di un sistema di gestione dello sport più popolare che farebbe invidia alle migliori aziende e ai più formidabili amministratori pubblici. Questa società ha mostrato di essere più avanti in consapevolezza della propria comunità di riferimento. Più sognatrice dei suoi tifosi, più concreta dei suoi detrattori. Eppure oggi tutti ci meritiamo di condividere l'orgoglio di vivere questo momento di esaltazione. Pertanto ben vengano le condivisioni dei colori di Sersale. 

Io che da cronista ho avuto il privilegio di un punto di osservazione 'mediano', tra i tifosi e i detrattori, che sono rimasto ad una distanza di sicurezza dal calcio (quella equidistanza tra il viverlo come una droga e il negarsi gli influssi positivi), scrivo questo post: perché rimanga traccia sul mio diario che ho tifato e sostenuto la squadra del mio paese.

Perché con queste poche righe resti scritto che ho assistito ad un appuntamento con la storia.

In bocca al lupo, As Sersale.

PS: il titolo è liberamente ispirato da...

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