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Da Calabriaora dell'13 aprile 2011:

Poste, due giorni di black out.


Continuano e aumentano i disagi provocati da Poste Italiane a Sersale. Oltre al prolungato disservizio provocato dalla mancata consegna della corrispondenza, nelle giornate di sabato e lunedì un guasto al server ha costretto il locale ufficio postale alla chiusura e i cittadini di Sersale a spostarsi nel comprensorio anche per le operazioni da sportello. Una qualità del servizio che si configura oltre che come interruzione di pubblico servizio, anche come aggravio per i cittadini.
Sul fronte della consegna della posta è ormai risaputo che due delle tre zone in cui è suddiviso Sersale non dispongono di portalettere: a causa di promozioni e trasferimenti il portalettere effettivo è rimasto uno solo, per gli altri due si va avanti con contratti a termine che non solo non garantiscono un servizio continuativo, ma contribuiscono ad aumentare la precarietà lavorativa. Una situazione che è oggetto costante di proteste dei cittadini; proteste alle quali il direttore della locale filiale risponde stringendosi nelle spalle, suggerendo ai cittadini di fare rimostranze al servizio di distribuzione che non sarebbe di sua competenza. Al numero puntualmente non risponde nessuno e per i cittadini aumenta la sensazione di presa in giro ad opera del personale di Poste Italiane.
A questi disagi che risalgono già all'anno passato, vanno aggiunti costanti disservizi provocati dalle dinamiche interne dell'ufficio postale: nella giornata di martedì è bastato che un dipendente fosse in malattia e un altro ai corsi di formazione perchè si formasse una coda estenuante nel piccolo ufficio di via Roma. La scena era da estrema provincia africana: due funzionari per un solo sportello aperto per i servizi finanziari, che tralaltro funzionava ad intermittenza per carenza di contanti. I cittadini hanno dovuto aspettare più di mezzora per l'invio di una semplice raccomandata: “ma ci è andata bene, sabato e lunedì ci è toccato anche di fare una ventina di kilometri per pagare le bollette: in queste condizioni è meglio che la Posta rimanga chiusa” - dice una signora rassegnata per il costante disservizio che ha traformato le poste in una via crucis.
In un comune che è punto di riferimento per il comprensorio, in cui lavorano professionisti e c'è un cospicuo numero di famiglie si è costretti ad attendere invano le bollette, i CUD, le tessere sanitarie, c'è da fare una coda estenuante per un semplice versamento, c'è da subire le prese in giro del personale di Poste che, anziché offrire un servizio al cliente copre, senza la ben che minima protesta, la logica del profitto dell'azienda. Infatti l'intera vicenda è paradigmatica di come PosteItaliane stia guardando più al proprio bilancio che al servizio che sarebbe chiamata a garantire, attraverso tagli al personale e precarizzazione.
Non sono bastati né gli esposti al prefetto dell'amministrazione né le costanti visite dei carabinieri, né la raccolta firme dei cittadini, la dirigenza locale di poste continua a fare spallucce scaricando ai livelli superiori le responsabilità del disservizio.
Non trovando riscontro nelle autorità né nelle forze di polizia a questo punto i cittadini sono intenzionati a intraprendere azioni legali contro l'ufficio postale di Sersale, poiché è nel centro presilano che inizia il cortocircuito del disservizio che ha provocato già la rescissione dei contratti di luce, gas e telefono per mora nei pagamenti, la mancata ricezione e lo smarrimento di documenti e corrispondenza necessaria.



Antonio Borelli

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