L'AltraSersale

Un nuovo modo di essere comunità. Un mondo nuovo.

In questi giorni, in pieno rincoglionimento da mondiale sudafricano, stiamo assistendo ad una serie di fenomeni. Da un lato le frizioni nella maggioranza vengono mascherate dalle boutades di Bossi e soci sulla nazionale e sui 10.000.000 di ostrogoti pronti a varcare il Rubicone (peccato che a Roma troverebbero ad accoglierli i leghisti col doppio stipendio, da ministro e da parlamentare). Le battute dei rubizzi trogloditi padani servono da massiccia operazione di distrazione di massa, mentre siamo impegnati a inseguire le puttanate di Radio Padania e a parlare oltre il ronzio di vuvuzelas, il Governo sta compiendo la più massiccia offensiva sul piano dei diritti sociali e civili.

Lasciando per un attimo da parte la questione del Bavaglio, con cui il governo, limitando intercettazioni, introducendo immunità parlamentari, lodi e quant'altro, di fatto 'blinda' le malefatte dei nostri governanti e ammanta del tutto quella zona grigia dove si consuma il connubbio tra mafia e politica.

Concentriamoci invece su un altro tema: la manovra. Senza scendere nel dettaglio della ragioneria tremontiana, perchè difronte alla dozzinalità degli altri ministri Tremonti è assurto quasi ad un grande economista, dobbiamo constatare subito che la Manovra è una mannaja su questo Paese.
La finanziaria si distingue infatti per essere una mera operazione di taglio da 24 mld. Una serie di tagli indiscriminati, senza una visione e senza priorità.

Quello che emerge è una finanziaria classista, antipopolare e inutile:
- classista, perchè tutela gli interessi di classe... la classe dei padroni: la finanziaria infatti tra tagli e tassazione chiede che il 97% dei sacrifici li compiano i dipendenti pubblici e privati, cioè quelli che non possono evadere e il cui salario è tassato alla fonte; ai furbetti, ai Marcegaglia e agli altri indegni rappresentanti di una classe padronale predatoria e parassita, a coloro che fanno profitto non viene chiesto nessun sacrificio nè di tipo contributivo nè di tipo produttivo. Anzi, come dimostra la vicenda Fiat di Pomigliano, si chiede ai lavoratori di accettare un accordo che elimina qualsiasi diritto di sciopero o di influire sulle scelte aziendali, il tutto per anestetizzare il conflitto di classe che sta montando nel nostro paese per via della crisi e delle iniquità spropositate. E' una manovra ulteriormente classista perchè tutela gli interessi di una sola parte del paese, relegando l'altra, il sud, alla sua condizione congenita di sottosviluppo.

- antipopolare, perchè colpisce i diritti e i bisogni del popolo... i tagli orizzontali proposti da Tremonti intaccano prima di tutto le prestazioni che lo stato eroga per rispondere a diritti fondamentali: l'istruzione, la sanità, la formazione e il lavoro. Con i tagli migliaia di precari della scuola, migliaia di lavoratori dell'università e della sanità, decine di migliaia di lavoratori a progetto non avranno più un contratto, ciò significa un aumento della disoccupazione da un lato, e dall'altro significa meno servizi: chi assisterà gli anziani? chi insegnerà ai nostri figli? Inoltre, il taglio è copsì massiccio che perfino le Regioni e i Sindaci del centrodestra hanno protestato col Governo; la finaziaria uccide infatti gli Enti Locali e ciò si traduce in un ulteriore riduzione dei trasporti, dei sistemi scolastici, in aumento dei ticket e dei tributi locali come acqua e spazzatura... una macelleria sociale che ricadrà di sicuro sulle fasce popolari, mentre i nababbi gireranno ancora col cocktail in mano al Billionaire!

- inutile, perchè non affronta i nodi della crisi e non propone una via d'uscita... la tecnica di ragioneria di Tremonti risponde ad un solo, specifico, obiettivo: tenere quanto più possibile i conti in ordine. Non importa se per farlo bisogna sacrificare occupazione, servizi, prospettive future. Questa non è una crisi di congiuntura: questa è la crisi strutturale del sistema capitalista. La finanza ha superato di gran lunga la produzione nella generazione dei profitti e questo, per sua natura, crea perturbazioni e speculazioni che sono alla base dei fallimenti di questi giorni. In queste condizioni non si può restare fermi a tenere i conti in ordine, ma bisogna colpire gli speculatori, i gruppi bancari (come hanno fatto Francia e Germania), bisogna chiedere a loro i sacrifici. E poi bisogna trovare una via d'uscita produttiva per generare nuova crescita: gli altri paesi si stanno muovendo verso la green economy per aumentare la competitività e lo sviluppo, immettendo nel mercato stimoli alla produzione, all'occupazione e al consumo. In Italia, escluso gli oboli che si danno alla Impregilo e al partito del cemento, abbiamo deciso di non investire e addirittura di tagliare.


Bastano queste tre brevi riflessioni per capire quanto sia in palio in questi giorni: a Pomigliano si cancellano i diritti, al ministero delle finanze si tagliano i servizi, a Palazzo Chigi la casta si difende dai forconi...
Coloro che la pagheranno cara saranno quelli che verranno dopo di ciò: i lavoratori dovranno sempre di più scambiare i loro diritti con la possibilità di lavorare, i cittadini riceveranno sempre meno istruzione, cura e formazione e saranno sempre più vittime inconsapevoli dei potenti, e senza coscienza sarà facile introdurre leggi inique e vergognose che proteggono la casta.

A noi non rimane che resistere e invertire questi trend, rovesciare l'offensiava e costruire un fronte ampio contro precarietà, ingiustizia e sfruttamento. Altrimenti saremo sempre vittime di banditi sempre pronti a chiedere "O la Borsa o la Vita!"


PS: per saperne di più:
  • lo speciale di Liberazione sulla manovra;
  • l'articolo di Cesare Salvi sull'Accordo di Pomigliano "Italia 2010... e arrivò il fascismo";
  • la lettera degli economisti contro la politica restrittiva del Governo;

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