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A Sersale aumenta l'acqua e la spazzatura. Quanto ancora dobbiamo pagare la loro incapacità?

Nelle scorse domeniche, per conto del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, abbiamo partecipato alla raccolta firme per i tre quesiti referendari contro il cosiddetto Decreto Ronchi. Il governo ha infatti deciso di privatizzare definitivamente e obbligatoriamente la distribuzione dell’acqua, violando principi costituzionali come il diritto alla salute o imperativi internazionali come il diritto degli esseri umani ad avere accesso all’acqua.

Lo stratagemma del governo è molto sottile: obbligare gli enti locali, cui spetta la gestione delle risorse idriche, a privatizzare la distribuzione mediante l’accesso di aziende private nelle società municipalizzate o nei consorzi comunali.

Se non fossimo in Italia, e se le aziende private non si chiamassero Caltagirone o Marcegaglia (veri campioni dell’impresa privata a danno dei cittadini), non ci sarebbe nulla di male. L’elemento privatistico aggiungerebbe efficienza al sistema di distribuzione idrica. Se non fosse che nel decreto del governo per i privati è prevista la sola gestione ordinaria della rete e la riscossione, mentre la razionalizzazione, la ristrutturazione e l’investimento per migliorare la rete rimangono al pubblico. Invece è la solita truffa: il profitto di pochi, il costo per tutti.

Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, con la consulenza di un gruppo di giuristi, ha approntato i tre quesiti referendari con lo scopo di eliminare l’obbligo della privatizzazione, di dichiarare l’acqua bene comune (e quindi universale, accessibile e imprescrittibile) e di proporre una gestione pubblica dell’intero ciclo integrato delle acque.

Infatti se si impone il principio del profitto nella gestione di un diritto essenziale come l’acqua le conseguenze saranno gravi e inaccettabili: innanzitutto, l’aumento delle tariffe e la riduzione degli accessi perché il privato ha tutto l’interesse ad aumentare i guadagni e a ridurre i costi senza alcun obbligo di contenere gli sprechi di oro blu (anzi più si consuma e più si spende); in secondo luogo, se passerà la mercificazione dell’acqua altre sfere essenziali della vita umana, scuola, sanità e formazione – diritti sociali dei cittadini – potranno essere gestite accumulando guadagni enormi sui bisogni delle persone.

Invece se l’acqua diviene un bene comune, nessuno potrà lucrarci sopra: come si fa infatti a vendere qualcosa che già appartiene a tutti?!

Infine, noi siamo per una gestione completamente pubblica delle risorse idriche, sia perché pubblico significa equo e giusto, sia, soprattutto, perchè pubblico significa nell’interesse dei cittadini. Pubblico significa per noi tutela del diritto di accesso alle risorse, significa equità nei prezzi, significa razionale nel consumo. Infatti un ente pubblico che deve non solo riscuotere i guadagni, ma ridurre sprechi e consumi sarà più attento nella mole di consumi e di sprechi, nell’ammodernamento di una rete che è ormai un colabrodo.

E infatti oltre un milione di persone in Italia ha sostenuto con la propria firma, col proprio tempo e con l’impegno i tre referendum. A Sersale abbiamo raggiunto la significativa cifra di oltre 200 firme in poche ore! Un movimento che chiede un servizio pubblico ed efficiente.



A tal proposito riportiamo quanto ci dicono i nostri consiglieri comunali, che da due anni hanno sottolineato all’Amministrazione comunale gli sprechi e le inefficienze della nostra rete idrica. Due anni fa ci siamo presi la briga di incrociare i dati dei consumi dei cittadini (al contatore, per intenderci) e quelli dell’erogazione (al depuratore). Dai dati risulta che la quantità di acqua erogata è più del doppio di quella consumata dai cittadini, ciò significa che oltre il 60% dell’acqua erogata dalla SORICAL a Sersale va sprecata nelle perdite della rete. Questo si traduce in un aggravio per le bollette dei singoli, costretti a pagare una tariffa a metro cubo superiore per coprire i costi di una quantità di acqua non effettivamente consumata.

Dov’è l’inghippo? La gestione privatistica delle risorse idriche, o meglio l’inefficienza della rete, cioè l’inerzia dell’amministrazione comunale. La SORICAL ha il solo compito di erogare l’acqua a monte e di percepire su tale quantità il giusto corrispettivo dal comune; il comune a sua volta distribuisce l’acqua ai cittadini e deve percepire una bolletta sufficiente a coprire le spese per l’erogazione. È chiaro che senza tutti gli sprechi dovuti ad una rete ormai fatiscente il comune dovrebbe pagare alla SORICAL una quantità d’acqua minore, e quindi le tariffe si abbasserebbero, e un bene prezioso come l’acqua non andrebbe sprecato.

Abbiamo sottoposto questo problema all’Amministrazione Comunale nella speranza che si attivasse per reperire i fondi a ristrutturare la rete, portando efficienza e lavoro. Invece la risposta è stata l’indifferenza, lo scaricabarile. Salvo arrivare all’ultimo consiglio comunale con una salata novità: l’aumento delle tariffe relative al consumo idrico (+5%) e della tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (+10%).

I consiglieri comunali d’opposizione (Colosimo, Perri, Capellupo, Mungo e Lia) si sono opposti a tale scelta perché essa ricade sulle spalle dei cittadini. Non è un NO preconcetto. È un NO che chiede una gestione diversa delle cose. Com’è possibile che in altri comuni, anche calabresi, la raccolta differenziata si accompagna a una riduzione della TARSU e a Sersale, dove la cittadinanza ha risposto bene all’introduzione della differenziata, invece si aumenta???

Dopo aver conquistato comune, provincia, governo e regione con il leitmotiv che la sinistra è il partito delle tasse, ora scopriamo che è la destra a introdurre un aumento della pressione fiscale, uno stratagemma linguistico per non dare nell’occhio!

Delle due l’una, o si ammette che le tasse si devono pagare (e bisognerebbe dire chi le deve pagare, tra gli speculatori e i lavoratori) o si trovano strumenti di gestione alternativi.

A Sersale, il panorama è talmente desolante che non sappiamo nemmeno a chi porre la domanda se è la sinistra il vero partito delle tasse o questa destra arraffazzonata che non ha ormai la ben che minima dell’idea di gestione della nostra comunità.

Oltre al danno la beffa: facciamo la differenziata e aumentano le tasse, chiediamo una ristrutturazione della rete e invece aumentano le tasse. Quanto ancora dobbiamo pagare la loro incapacità?

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