L'AltraSersale

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Le polemiche, sorte dopo AS Sersale - Cetraro di domenica scorsa, che stanno animando in questi giorni Piazza S.Pasquale hanno qualcosa di particolarmente curioso e meriterebbero una riflessione più ampia. Il laconico comunicato stampa della società di domenica condanna ed esprime sdegno per il "comportamento antisportivo tenuto da alcuni giocatori" contrario a "quelle che sono le direttive della società che si è sempre contraddistinta per la lealtà alla correttezza sportiva". Le stesse sensazioni traspaiono dalla bacheca di AS Sersale Fan Club: Valeriano scrive "abbiamo ftt una figura pessima.....m sxo di vedere dei play off giocati x essere vinti", Salvatore aggiunge "il 2006 ,cn Calciopoli ,l'Italia ha vinto i Mondiali ..........e noi ,cn queste vicende , vinceremo i PLAY-OFF !!!!", Francesco invita a smetterla con queste polemiche per amore dell'AS... Nicola però aggiunge "ora il calcio nel suo vero senso nn esiste più...".

Sinceramente, evocare gli spettri di calciopoli ci sembra eccessivo perchè siamo convinti che la società sportiva non abbia mai fatto ricorso alla compravendita del risultato calcistico e che meriti ampiamente i risultati acquisiti e ci auguriamo anche quelli che verranno nelle prossime settimane. Quello che è successo lo sanno i diretti interessati e, vista la delicatezza del momento playoff, è meglio lasciare decantare le polemiche e le fantasiose ricostruzioni.

Tuttavia noi vogliamo approfondire ciò che dice Nicola, ovvero la perdita di senso del calcio, al di là degli ultimi eventi. Se è vero che il calcio è lo specchio della società italiana, allora calciopoli, Moggi, le plusvalenze, le guerriglie urbane scatenate dai tifosi - sul piano nazionale - le partite accomodate, la competizione sfrenata, l'ingresso nei campi di cose che dovrebbero starne fuori - sul piano locale - non sono altro che il riflesso dell'Italia di oggi: un mondo in cui la regola è fatta per essere infranta, la morale è quella del profitto, l'individualismo e l'opportunismo che muovono ogni cosa, anche le attività sociali come lo sport e la politica, la trasformazione delle passioni in veleni.

Comprendiamo benissimo lo stato d'animo dei dirigenti, dei giocatori e dei tifosi dell'AS Sersale. E' la stessa sensazione che si prova all'indomani delle elezioni quando vedi che tutto il tuo lavoro onesto e pulito, corretto, non è servito a nulla perchè a vincere è il più furbo, quello che pesca nel torbido, la cosiddetta malapolitica. Questa costatazione è alla base della separazione tra cittadino e politica, tra popolo e regole di convivenza.

Il parallelo calcio/politica ci sembra quantomai azzeccato in questi momenti perchè entrambe le sfere si nutrono dell'abnegazione di chi le pratica (dirigenti, calciatori, staff), della passione di chi le segue (tifosi). E in entrambe le sfere succede che tutto può esaurirsi in un grande falò.

Sersale vantava una grande e nobile tradizione politica (così come in generale l'Italia intera), fatta di scontri e discussioni tra diverse fazioni e idee politiche. Poi la logica perversa del potere, l'interesse del singolo, la protervia dei pochi hanno alimentato il cortocircuito dell'antipolitica: i politici sono diventati professionisti, la loro incapacità e mania di presenza ha prima deluso, poi allontanato, gli iscritti e i simpatizzanti e quindi la politica è diventata affare di pochi. L'inefficienza diventa programma di governo, l'istituzione macchina di consenso.

Forse "i profughi, gli orfani" della politica, realmente delusi, sono migrati con il loro bagaglio di impegno sociale nel volontariato e nello sport, le uniche sfere nelle quali sussiste ancora un minimo di partecipazione nel nostro piccolo paese (ma il paragone regge anche sul nazionale).

La partecipazione sportiva che abbiamo vissuto a Sersale negli ultimi anni, tra AS e Real, ha animato un foltissimo gruppo di persone. Per alcuni la passione è diventata ossessione e ne ritroviamo le tracce nella sfida permanente tra le due società. Però, come spesso succede, quando altri valori invadono il campo sportivo finisce che le cose assumono significati diversi.
E' capitato (fortunatamente poco) che le questioni sportive fossero strumentalizzate dalla politica, e ora il rischio che le presunte compravendite di risultati si trasformino in un boomerang per le società sportive è reale.

Non possiamo permettere, come sersalesi, che passioni e impegni genuini vengano frustrati e avviliti da ciò che è esterno al calcio. Perchè frustrazione e avvilimento si trasformano in solitudine per coloro che rimangono a fare calcio, così come è capitato per coloro che fanno politica. E la loro solitudine è foriera di fallimenti.

Perciò è necessario un impegno ulteriore in questi momenti, ovunque, su entrambe le sponde della tifoseria, in tutte le sedi di aggregazione sociale, dal volontariato al bar alla piazza, perchè le associazioni, le società sportive, i partiti non diventino il solito appannaggio di pochi, la nicchia dove si arroccano gli interessi di pochi.

Non si tratta solo di sostenere un gruppo di calciatori. Si tratta di avere ben chiara in mente, e praticare concretamente, un'alternativa di società. Quell'alternativa che oppone l'impegno all'apatia, la gioia della partecipazione alla solitudine del privato.

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