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In questi giorni di profondo rispetto, di intima connessione coi defunti, e di maggiore confidenza verso la fede c'è qualcosa a Sersale che fa sorridere.
Se qualcuno si è recato al cimitero per fare visita ai propri cari defunti avrà sicuramente incrociato il gazebo all'ingresso, sarà stato sicuramente avvicinato dai fedeli e avrà ricevuto sicuramente una
richiesta di contributo per la manutenzione del tetto della chiesa di S.Anna.
La piccola riflessione che vogliamo sollevare è solo una questione di maniere, non è sicuramente un'indebita aggressione alla chiesa sersalese nè ai fedeli. Anzi parte proprio dall'esigenza di salvaguardare la fede da
comportamenti che ci sembrano poco improntati da carità, moralità e dignità cristiana.
Ci sembra poco elegante che la comunità religiosa sersalese adotti metodi e pratiche di
direct marketing abbandonate ormai anche dai peggiori venditori porta a porta.
Approfittare di giornate di sofferenza personale, della debolezza spirituale dei cittadini per ottenere una donazione è un'atteggiamento da vendita delle indulgenze.
Nel 1515 Martin Lutero denunciò la vergognosa compravendita del perdono cristiano che si praticava a Roma. Allora le alte sfere cattoliche consentirono la vendita del perdono: il ricavato delle indulgenze finiva direttamente nelle casse vaticane e serviva alla costruzione del magnifico cupolone di S.Pietro. Perfino Michelangelo Buonarroti, architetto del Papa, criticò tale pratica di finanziamento.
Ciò che ci sembra disdicevole non è la richiesta di contributi ai fedeli. Visti i tempi di ristrettezze e l'esigenza di salvaguardare la chiesa è giusto che la comunità si impegni alla realizzazione di un'opera che ha un'importanza sociale condivisa.
Ma francamente l'interno del cimitero è un luogo pubblico, aperto a cittadini di diverso orientamento religioso. Inoltre, avvicinare i cittadini in questi giorni di tristezza e dolore ci sembra un modo subdolo di approfittare della carità cristiana.
Proprio per rispetto dei defunti e dei loro cari sarebbe stato opportuno che il gazebo fosse collocato fuori dal cimitero come qualsiasi altra attività.
Stare all'interno significa violare l'intimità dei cittadini, proprio come i venditori porta a porta o i procacciatori d'affari che ci propinano aspirapolveri e tariffe telefoniche.
Cosa avremmo detto se invece avessimo incontrato nel cimitero zingari e mendicanti che chiedono insistentemente una moneta?Se è consentito fare marketing ecclesiastico all'interno, allora sarebbe giusto anche vendere fiori e lumini all'interno, o no?
Poi Gesù entrò nel cortile del Tempio. Cacciò via tutti quelli che stavano là a vendere e a comprare, buttò all'aria i tavoli di quelli che cambiavano i soldi e rovesciò le sedie dei venditori di colombe. 13E disse loro: "Nella Bibbia Dio dice:La mia casa sarà casa di preghiera.Voi invece ne avete fatto un covo di briganti".Matteo, 21, 1-17
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