L'AltraSersale

Un nuovo modo di essere comunità. Un mondo nuovo.

Probabilmente di questo Sanremo resterà soprattutto la conferma che ormai la par condicio si applica, come un bavaglio, a tutto (e non solo alle tribune elettorali per le quali era stata concepita). La macchina berlusconiana ha infatti trasformato la Rai da servizio pubblico in servizio privato. Perciò non solo si tenta di mettere il bavaglio alla stampa e a internet, non solo si tenta di chiudere Annozero, Parla con me e Presa Diretta, non solo questo governo coi suoi creativi ministri sta facendo la più massiccia opera di revisionismo storico, ma addirittura si tenta di controllare i palinsesti del programma più nazional-popolare della storia italiana.

 

Probabilmente di questo Sanremo resterà la lezione di normalità fatta da Benigni ("non è l'Italia che è schiava di Roma, Umberto... il soggetto della frase è la vittoria!") e la pregevole lettura di Luca&Paolo dell'articolo di Antonio Gramsci, "Odio gli indifferenti". Benigni lo ha urlato per ben tre volte: "svegliamoci!".

Luca & Paolo, con la scelta del popolarissimo articolo di Gramsci, non solo hanno contrastato il prepotente revisionismo che ha relegato uno dei più grandi intellettuali del '900 nelle segrete stanze delle ideologia, ma hanno ridato dignità di 'padre della patria' ad Antonio Gramsci, intellettuale, giornalista e politico morto in carcere scontando la barbarie del fascismo.

 

Perciò pubblichiamo qui il testo integrale di quell'articolo di Gramsci. Una pagina di impegno civile, scritti che danno significato alla vita.

 

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.

Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

Antonio Gramsci, 11 febbraio 1917

 

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