L'AltraSersale

Un nuovo modo di essere comunità. Un mondo nuovo.

E' fantastico e stucchevole quello che si legge in questi giorni su Facebook, sulle pagine dei tifosissimi delle compagini locali.

Premessa: a me non spetta, nè interessa, prendere una posizione sulla cosiddetta "Fusione" tra AS Sersale e FC Real Sersale. Io sono un osservatore e in quanto tale mi limito soltanto a fare le mie osservazioni.

Dicevo: è stucchevole assistere, non solo online, ma in piazza, al bar, a questo furioso dilemma che sta arrovellando centinaia di sersalesi. Le posizioni si equivalgono: da un lato gli oltranzisti della fede, dall'altro i possibilisti. Da un lato le ragioni del no, i "vi ricordate lo striscione" oppure "okkio al traditore"; dall'altro le motivazioni del si, "magari si può fare". E di mezzo i "boh?", "ma?", "però".

I dati oggettivi sono però altri.
In primis, il dato elementare, chiaro e lampante è che due società in Eccellenza, per questo piccolo paese, sono economicamente insostenibili. Badate, non troppe, ma insostenibili!
A fianco agli investitori privati, ci sono centinaia di persone che sostengono le due società con il loro tempo, iscrivendo i propri figli alle scuole calcio, contribuendo direttamente e indirettamente (con le tasse) al funzionamento del campo e delle società. Finchè si tratta di piccoli sforzi collettivi per raggiungere un obiettivo alla portata siamo difronte a sacrifici sostenibili. Ma quando si tratta di chiedere contributi a imprese e commercianti, bisogna mettersi nei panni di questi ultimi: quanto e quante volte dovranno finanziare?
Quando si dovranno realizzare le selezioni juniores e giovanissimi, quanti figli dovremmo avere a Sersale per mandarli a rinvigorire i vivai?
E quanto si può chiedere ai privati investitori, grandi o piccoli che siano? Siamo in una fase di crisi, in cui imprese e commercianti non arrivano a fine mese e magari non riescono a pagare tasse o impiegati, e possiamo permetterci di finanziare il calcio?

La sostenibilità è la caratteristica di un processo o di uno stato che può essere mantenuto ad un certo livello indefinitamente. Con riferimento alla società tale termine indica un "equilibrio fra il soddisfacimento delle esigenze presenti senza compromettere la possibilità delle future generazioni di sopperire alle proprie".
Due società in Eccellenza sono, a mio modesto avviso, insostenibili per Sersale.
Il rischio dell'insostenibilità è quella di pregiudicare le possibilità future. In altri termini fare il passo più lungo della gamba e compromettere i buoni risultati, i metodi, o peggio sciupare tutto il capitale umano e sociale accumulato in questi ultimi 10 anni, sul piano sportivo.

Oltre il dato economico spicciolo, le motivazioni del dibattito "Fusione si, fusione no" partono da elementi che sono extracalcistici, e qui siamo al secondo gruppo di dati oggettivi di cui si dovrebbe tenere conto.
Alcune parole, alcuni striscioni, alcune modalità di sfottò - per non dire di alcune prassi gestionali, o di alcune pratiche leggermente antisporitve - hanno un substrato che a me è sembrato riconoscere diverse volte nei fenomeni sociali sersalesi.
Prendo l'esempio della politica perchè è il campo che mi sembra di conoscere meglio. In circa 15 anni siamo stati capaci di dissipare un capitale umano che faceva attivamente politica in questo paese. Amministrazioni di sinistra, di centro-sinistra e di centro-sinistra-destra-civiche (e anche le opposizioni) hanno finito per ferire e allontanare i cittadini dalla politica locale, il cui effetto diretto è la mala politica, il clientelismo e l'indifferenza. E lo hanno fatto spremendo fino all'osso la passione e aizzando odi e rancori.

Io vedo lo stesso rischio nel calcio. Schiere di persone che in modo appassionato e acceso vivono i grandi eventi che hanno fatto la storia recente della nostra comunità: ma ad ognuno di noi sfugge proprio questo concetto di comunità, come se il successo fosse solo dei singoli o solo di una parte. Qui risiede l'errore di fondo che fa di Sersale un paese con un potenziale altissimo, ma puntualmente debole perchè lacerato da divisioni faziose, da invidie e dalla logica "muoia Sansone e tutti i filistei"!

Nel dibattito che sta affascinando la piazza (quasi come se non esistessero altri problemi) sono entrate scorie che non hanno nulla a che fare col calcio. Col calcio si può far politica, si può dimostrare il proprio ego e i propri successi, si può diffondere una certa immagine di sè. Addirittura col tifo si possono esprimere odi e frustrazioni (e basta pensare ai cori idioti contro Balotelli o alle guerriglie urbane tra laziali e romanisti, senza fare riferimento agli sfottò locali...). Si rischia di mischiare nel discorso sul futuro del calcio sersalese questioni che hanno più attinenza con obiettivi societari, imprenditoriali, visioni dello sport lontane mille miglia dalla sua vera natura, cioè il fatto di essere un'attività sociale per la comunità, e non per parti di essa. La domanda non è chi ce la farà, chi la spunterà... ma come e a quale prezzo per la comunità.

Qui si rischia di fare una gran con-fusione.

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