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Europee 2019 - abbiamo votato per non essere rappresentati.

in politica è sempre riduttivo ridurre le analisi a giudizi secchi. Perciò è fin troppo superficiale dire che la Lega ha vinto, il m5s ha perso e il PD è in crescita. E' necessario un approfondimento. Ed è necessario mettere a confronto i dati coi risultati delle Politiche 2018 e con le Europee 2014 per capire come leggere realmente il voto dell Europee 2019.

Da questi numeri è possibile ricavare alcuni punti di vista:

Alle Europee 2019 hanno votato quasi 28 mln di italiani su 49 mln di aventi diritto (il 56%) pressappoco le stesse cifre delle Europee 2014 (il 58%), alle Politiche 2018 erano stati quasi 34 mln su 46 mln di aventi diritto (il 72%). 

Chi perde: 

  • il M5S perde 6.179.539 voti in un solo anno, passando da 10 mln a 4 mln, addirittura meno voti che alle europee del 2014 (-1.500.000); nonostante, il Reddito, lo SpazzaCorrotti e altri provvedimenti è del tutto evidente che il "né destra, né sinistra" ha reso confuse le posizioni del Movimento rispetto alle istanze dei suoi elettori (Tav, Tap, Ilva) e si è concretizzato come l'anticamera della destra (a furia di inseguire la destra sui migranti, gli elettori hanno preferito quella vera, la Lega).
  • ForzaItalia perde 2.252.491 voti rispetto all'anno scorso, mentre alle Politiche aveva confermato i voti delle ultime europee (già drenati all'epoca dal Renzi del 42%); molti luogotenenti di Berlusconi sul territorio hanno abbandonato FI per passare a FdI e, politicamente, Berlusconi non è più un argine politico alle destre estreme.
  • il PD perde 5 mln di voti rispetto al record di 5 anni fa, ma i 6.050.351 voti delle europee sono ancora meno dei 6.161.896 del 2018 nonostante l'aggiunta dei voti di ritorno da LEU quest'anno nelle liste del PD. In termini percentuali, passare dal 17% al 22% può sembrare segno di ripresa, ma le parole d'ordine di Zingaretti sono vuote quanto le posizioni del PD renziano.
  • la Sinistra perde quasi 600.000 voti rispetto a l'AltraEuropa con Tsipras e i suoi 465.000 voti sono poco di più dei 320.000 di Potere al Popolo, con la differenza che quest'anno Rifondazione e SI correvano insieme. In pratica nessuna alchimia elettorale è più in grado di riconnettere un popolo di sinistra che ha deciso di fare da solo, soprattutto non è stata in grado di intercettare i fuggitivi che si erano rifugiati tra le fila del M5S.
  • Casapound scende a 88.724 voti rispetto a 312.432 del 2018 (alle europee 2014 non era nemmeno presente!); Forza Nuova scende a 40.782 voti rispetto ai 126.453 del 2018. Casapound e FN perdono complessivamente 309.379. E' curioso che perdano voti dopo anni di incessante propaganda fondata sull'odio, sui gesti eclatanti a Torre Maura, contro l'Espresso, contro Lucano, ecc.

Chi vince:

  • la Lega cresce di 3.455.000 voti e passa da 5.698.000 voti del 2018 a 9.153.000 del 2019, quintuplicando i voti di 5 anni fa - nel sud cresce di 30 volte in 5 anni, mentre al nord ha solo quadruplicato i voti nello stesso tempo.
  • Fratelli d'Italia passa a 1.732.232 voti rispetto a 1.429.550 dell'anno scorso e a 1.004.037 del 2014.

Questo ci conduce a formulare le prime valutazioni:

  1. Benché il corpo elettorale delle europee sia superiore di 3 mln rispetto alle politiche, lo scarto di 6 mln di votanti tra europee e politiche è indice del rinomato provincialismo italiano. Le Europee non interessano agli italiani quanto le politiche, infatti molti commentatori e gli stessi attori politici hanno tentato di dipingere questa elezione come un termometro di gradimento nazionale di Salvini, invece negli altri paesi i temi dirompenti dell'ecologismo e della crisi hanno fatto emergere i partiti verdi. I 10 mln di voti persi complessivamente da M5S, ForzaItalia, la Sinistra e altri partiti minoritari sono migrati parzialmente (oltre 3,7 mln di voti) verso Lega e FdI, ma 6 mln di italiani non hanno trovato rappresentanza politica e sono rimasti a casa.
  2. Questo ci fa dire che nonostante l'exploit elettorale la Lega non è forza maggioritaria nel paese: in termini assoluti i 9.153.000 voti di Salvini rappresentano a stento il 18% reale degli italiani (49 mln di aventi diritto). L'anno scorso rappresentava il 12% reale (5.698.000 su 46 mln), la crescita è indubbia (+3.455.000 voti) ma non rappresenta un fenomeno di popolo. Siccome il PD non cresce e il M5S cala, è evidente che la narrazione salviniana ha attecchito in una cospicua fetta di popolazione e potere - notoriamente quella centrista, ondivaga negli ultimi anni da Berlusconi a Renzi e da Renzi a Di Maio.
  3. Ma comunque FdI e Lega hanno assorbito le destre del 3°millennio. Il partito della Meloni (+302.000 voti) e di Salvini (+3.455.000), sembrano incamerare quasi l'equivalente di quanto perdono FN+Casapound (304.000 voti), FI (2.252.000 voti) e parte di quanti non hanno rivotato M5S. Ma i sovranisti non contano lo stesso nulla in UE: nonostante le forze sovraniste (Lega, FdI, Casapound e FN) contino 11 mln di voti, i loro europarlamentari costituiscono la 6° forza in ordine di grandezza e anche gli "amici" Orban e Farage sembrano voler rinunciare ad un'alleanza con Salvini per guardare al PPE.
  4. Lo stesso dicasi per il M5S la cui pattuglia non riuscirà a costituire gruppo parlamentare ed è scartata da altre forze in virtù dell'alleanza di governo con Salvini. Lo schiaffo ulteriore è arrivato qualche giorno fa poiché nella scelta della nuova guida della Commissione UE, l'Italia è stata sostituita dalla Spagna nell'asse franco-tedesco. Quindi votare Lega e M5S non è utile né ai cittadini né al governo italiani.
  5. Ma neanche votare il centrosinistra. Le forze liberal-democratiche del PD sono ancora troppo identificabili col partito delle banche e dell'austerity, mentre la sinistra radicale non riesce a proporsi come alternativa alle destre come avviene invece in Spagna e Portogallo come fanno il PSOE, il Partito Socialista Portoghese, Podemos o i Verdi in Germania e nel Nord Europa: c'è bisogno di nuove parole d'ordine, chiare e semplici.

E' del tutto evidente che queste elezioni ci consegnano un'Italia più provinciale e isolata politicamente e culturalmente.

Il racconto tutto provinciale di Lega e M5S, concentrato sui (finti) temi nazionali dei migranti e della giustizia, ha permesso il travaso dei voti verso le forze anti-europee e impedito la discussione sui temi veri: ambiente e crescita economica. Ma allo stesso tempo ha marginalizzato l'Italia in Europa.

Mentre Salvini tenta invano di costruire un fronte sovranista, nella realtà i sovranisti sono i migliori alleati dei poteri forti europei. Mentre lui narra di essere contro l'Europa, l'UE si è già riorganizzata cooptando queste forze proprio contro l'Italia. Il fatto che le diplomazie europee siano al lavoro escludendo l'Italia per decidere gli assetti europei (nomine alla Commissione, Consiglio Europeo, Autorità Europee), dimostra quale sarà la prossima 'Grecia'.

In questo senso, anche se il popolo italiano fosse antieuropeista (in realtà la maggioranza la pensa diversamente) il suo voto ha sempre di più messo l'UE contro il governo italiano. Lungi da contare di più, gli italiani hanno scelto i rappresentanti giusti per contare di meno.

E questo è solo ed esclusivamente un problema italiano, di comunicazione, di senso comune. Ancora una volta le opzioni di estrema destra si confermano le più confacenti agli interessi dei capitali e delle oligarchie mondiali. Come Mussolini faceva comodo alle classi diirgenti perché teneva a bada i comunisti, allo stesso modo ora Salvini ( e Di Maio) fanno comodo alla finanza internazionale perché permettono l'azzardo finanziario senza la protezione della BCE.

Anche se PD e FI rappresentano appieno le eurocrazie, le banche e la finanza, in un certo qual modo hanno garantito gli interessi (dei gruppi di potere) italiani sedendosi ai tavoli europei. Il famoso Bazooka di Draghi non è stato altro che la migliore espressione di questa tutela: secondo voi i sovranisti austriaci, polacchi e ungheresi saranno d'accordo con una nuova ondata di acquisti di titoli ad alto rischio italiani a spese dell'UE?

Lungi dal difendere gli alfieri del capitalismo, ci tocca guardare al mesto risultato della Sinistra. Mentre altrove le istanze più anticapitaliste si sono rimodellate su poteri estremamente progressisti come Podemos o i socialisti portoghesi, oppure sulle istanze ecologiste dei verdi, in Italia tale evoluzione non è possibile per due ordini di ragioni:

1) un ristrettissimo margine di azione in campo mediatico: anche se la sinistra diffusa è presente in tutte le vertenze su ogni territorio, dai migranti ai lavoratori all'ambiente, non ottiene la stessa esposizione mediatica della Lega o del M5S, o del PD. Questo influisce negativamente sulla possibilità per l'elettore medio di conoscere e farsi un'idea sui temi reali e su coloro che li portano avanti.

2) una permanente fragilità delle formazioni di sinistra: intrappolate in un'alta autoreferenzialità dei gruppi di dirigenti, i vari piccoli movimenti di sinistra non sanno creare sintesi, se non per brevi alchimie elettoralistiche, e questo ha scoraggiato non solo l'opinione pubblica ma ha intaccato anche la fiducia dei militanti.

Il circolo vizioso della scarsa visibilità fa abbassare la partecipazione, questa si tramuta in auto referenzialità dei gruppi dirigenti che diventa scelte elettorali emergenziali e senza successo, che frusta ulteriormente la partecipazione. 

Neanche il moto di contestazione alla deriva fascistoide di questi ultimi mesi ha riacceso la mobilitazione a sinistra. 

In sintesi il voto a queste europee segna uno scollamento tra l'opinione pubblica e la realtà, poiché si vota su temi non pertinenti all'elezione. E uno scollamento tra il popolo della sinistra e i suoi (ipotetici) rappresentanti.

Il risultato è una carenza di rappresentanza per ciò che realmente conterà nei prossimi anni: il futuro dell'Europa e la crescita economica responsabile verso l'ambiente e i lavoratori. Tutto ricoperto da falsi nemici e finte battaglie.

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