Come è successo per le regionali siciliane,
il #M5S ha perso perché non è in grado di cambiare culturalmente gli italiani. In pratica, quando si tratta di pagnotta, gli elettori sanno fare bene i conti e votano, se necessario, il reddito di cittadinanza a livello nazionale, ma a livello locale la promessa elettorale non si rifiuta a nessuno.
Ecco perché i conti a livello locale non tornano mai. Gli italiani, che sono come i loro rappresentanti, fanno voto disgiunto e cambiano casacca con la stessa facilità con cui ci si cambia i calzini ( e questo dovrebbe confortarci, perché ormai i consensi sono effimeri!): il più convinto dei grillini non è per la tanto declamata onestà, perché poi accetta compromessi a livello locale come il più becero degli elettori democristiani o socialisti dell'epoca.
L'orizzonte valoriale dell'elettore medio del M5S non è quello del rivoluzionario che vuole cambiare il sistema, ma di quelli che votano al bisogno, a convenienza, per necessità.
Infatti in un'elezione in cui addirittura aumenta l'affluenza rispetto al 2018 (+100.000 votanti) non troviamo alcun segno di discontinuità rispetto al passato, nessuna nuova classe dirigente. I dati ci dicono che:
1) il M5S perde 300.000 voti in una volta sola - da 369.196 a 68.461;
2) la Lega perde 13.000 voti - da 93.771 a 80.068;
3) Forza Italia perde 70.000 voti;
4) Fratelli d'Italia perde 1500 voti;
5) il PD perde (solo) 35.000 voti;
6) complessivamente il CSX ha perso 100.000 voti e il CDX guadagna 100.000 voti.
Se il PD non recupera i fuoriusciti dal M5S, se Salvini non cresce (nonostante la campagna elettorale anche a urne aperte!), se Berlusconi crolla, se la Meloni non decolla, allora dove sono andati tutti questi voti?
Alle liste collegate a Solinas: Partito Sardo d'Azione (+50.000), UdC (+15.000), Riformatori Sardi, Sardegna Civica, Sardegna20venti e altre sommano circa 175.000 voti.
Questo ci consente di dire che
il partito del reddito di cittadinanza è migrato verso queste liste minori che solitamente sono ricettacolo di seconde linee, peones, riciclati, amici di, impresentabili (
almeno 8 secondo la commissione nazionale antimafia). Anche nelle elezioni siciliane e in Abbruzzo l'elettore medio vota sempre l'amico, la promessa, il favore, lo scambio.
Se l'anno scorso il M5S è stato abile ad intercettare questo voto con la promessa del reddito (demolendo allo stesso tempo i bacini di consenso dei vari ras locali dei vecchi partiti), ora Salvini sembra essere più bravo a 'ri-federare' questi bacini di voti.
Non a caso la Lega non sfonda anche se vince. E' il primo partito del Centrodestra, ma lontano dal 30% dei consensi a livello nazionale. La lega per vincere ha bisogno dell UdC (26.000 voti) e del Partito d'Azione (70.000 voti) e di almeno altre 5-6 liste minori. Senza questa pletora di candidati la Lega non avrebbe raggiunto tali risultati: basta aggiungere che il Partito Sardo d'Azione ha sempre oscillato tra i due poli stringendo alleanze con la Dc, il Psi, a volte con Soru, a volte con Cappellacci e nel 2018 si candida nelle liste della Lega.
Da questo punto di vista siamo tornati al bipolarismo: due poli che si alternano sottraendo voti (e candidati) a quelli che hanno vinto la volta precedente. Per capire il fenomeno basta guardare
l'esodo di consiglieri regionali in Calabria (prossima regione al voto) per capire l'andazzo.
E qui si misura il grande fallimento del M5S: non tanto nei consensi, quanto nei metodi e nell'innovazione politica.
Il movimento ha scalfito il sistema ma non lo ha distrutto, anzi ha favorito il nuovo aggregatore politico culturale: la xenofobia cleptomane nazional leghista (per usare eufemismi tanto cari all'intellettuale sovranista Fusaro). In pratica un'accozzaglia di ladri razzisti: Salvini è stato legittimato non solo a sdoganare il più becero fascismo e razzismo, ma addirittura viene presentato come nuova classe dirigente, facendo dimenticare tutte le responsabilità della Lega nei 20 anni di Berlusconi, le frodi di Bossi e Maroni, i 49 milioni, fino all'immunità per la Diciotti e
i contatti filorussi con Putin rivelati dall'Espresso. Anziché contrastare tutto ciò, il M5S ci ha fatto il governo insieme facendo apparire Salvini come un abile stratega, oltre che un gigante politico rispetto ai leader stellati.
Il movimento non è riuscito a creare un'area politico-culturale dell'onestà, della tolleranza e del rispetto della costituzione. Se una volta l'antiberlusconismo cementava, a sinistra, coloro che erano contro il federalismo, la P2, la mafia, il liberismo sfrenato, ora non esiste più un argine culturale alla deriva a destra. Perché ha titillato i più bassi istinti del popolo: l'assistenzialismo (reddito di cittadinanza), i taxi del mare (xenofobia), la pace fiscale (flat tax), l'immunità (Diciotti).
E a furia di titillare disvalori, a furia di iniettare finti obiettivi (la kasta), ha finito per favorire la propria nemesi (Salvini). Anziché proporre nuovi valori ha finito per scimmiottare proprio i valori e i metodi di Salvini. Finché gli uomini di Salvini (tutti, leghisti e nuovi affiliati) non si sono appropriati dei sostenitori di quei valori.
Insomma la giusta conclusione del lavoro di distruzione culturale iniziato da Veltroni, proseguito da Renzi, nel lungo ventennio berlusconiano. Se al PD va la responsabilità di aver annientato quella sorta di resistenza antiberlusconiana (l'antifascismo, il sindacalismo, il municipalismo), al M5S va il merito di averla annichilita nel tritacarne populista e di averla consegnata alle destre.
Ne è prova il fatto che il cittadino non percepisce il movimento come alternativo alla destra e a Salvini, tant'è che a livello locale l'alternativa è (con debita differenza di risultatati) ancora il centrosinistra in qualunque forma si presenti.
La crisi di consenso del Movimento, ancora a livello locale (ma quanto peseranno le giravolte di Di Maio a livello nazionale?), non è un bene perché significa uno scivolamento inesorabile a destra, non solo politico ma anche culturale. Chi si opporrà alla campagna d'odio imbastita dalla Lega? Chi si opporrà all'insulto permanente? Chi si opporrà alle politiche distruttive della coesione sociale della Lega di governo?
Su quali contenuti e su quale classe dirigente si potrà contrastare la Lega nazionale?
Il tracollo del M5S è l'ennesimo assist alla destra, poiché la sinistra è incapace di approfittarne in questo deserto di fake news e messaggi fuorvianti che generano solo tanti Toninelli. E Toninelli non è un campione di scaltrezza politica...
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