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Consiglio Comunale del 08.09.2014: “Piano finanziario TARI per l’anno 2014.” e “Regolamento “TARI” e determinazione delle relative tariffe.”

DICHIARAZIONE A VERBALE - PUNTO N.3 dell'O.d.G:

“Approvazione piano economico finanziario TARI per l’anno 2014.”

 

Il gruppo consiliare “Rifondazione Comunista” esprime voto contrario in merito al punto in discussione, ritenendo che è facile procedere all’applicazione di tariffe con grado di copertura 100% senza sforzarsi minimamente di ridurre i costi per l’amministrazione comunale.

Infatti, come è chiaramente desumibile dal Piano Finanziario TARI, per il 2014 si prevede di dover coprire un costo del servizio rifiuti pari a 519.418 a fronte di un costo in bilancio per il 2013 di 415.789. Un aumento del 25% circa, per il 90% a carico delle famiglie.

Nel dettaglio aumentano sensibilmente i Costi di Raccolta e Trasporto RSU a 171.647€ (+ 63.373), i Costi di Trattamento e Smaltimento a 156.944 (+ 7.000) e i Costi di raccolta differenziata a 99.800€ (+ 22.970), mentre l’amministrazione presume che il tonnellaggio di rifiuti prodotti rimanga lo stesso, 1600t. Questi dati vanno letti nel modo seguente: differenziata o no, a Sersale i rifiuti si pagano a caro prezzo!

Ci si chiede infatti a cosa serva la raccolta differenziata se la quantità di rifiuti rimane la stessa? quanto finisce in discarica e quanto viene invece condotto a riciclo dalla impresa incaricata? Se si fa la differenziata come mai aumentano i costi di raccolta e trasporto, presumendo che le quantità di rifiuto prodotto dovrebbero diminuire? Pur considerando l’aumento delle tariffe dell’impianto, come mai aumentano i costi di trattamento in discarica presumendo che diminuisce la quantità conferita?

Le risposte possono essere di due tipi: o la differenziata privata costa molto o, più semplicemente, non si fa; perché altri comuni, soprattutto quelli che hanno una gestione pubblica conoscono immediate riduzioni di costi e alcuni, come Cropani, riducono perfino le tariffe ai cittadini.

Nel dettaglio delle tariffe si esprime contrarietà alle proposte presentate. Innanzitutto esiste una sperequazione tra attività consimili – Uffici con Kd 9,26 e Banche con Kd 5,51, oppure Supermercati (Kd 10) e Ortofrutta (Kd 20) – come se banche e uffici professionale o supermercati e mercati non producessero più o meno la stessa quantità di rifiuti. Questo significa sdangare piccoli professionisti e attività commerciali a vantaggio di attività con tutt’altro giro di profitti. Ad un calcolo approssimativo uno studio paga 1,89€/mq mentre una banca 1,14€/mq. Preferenze per le banche dettate dai governi dei banchieri e dei lobbisti, ma ci si chiede se questo comune potesse introdurre coefficienti calmierati.

Inoltre nel riepilogo delle utenze non domestiche si legge n.5 alla voce Musei, scuole e luoghi di culto: contando le associazioni, le scuole e le chiese dovremmo essere difronte ad un numero reale almeno  doppio. Svista o errata interpretazione?

In ultimo, nel regolamento non vengono contemplate, tra le riduzioni quelle previste dall’art. 1, c. 695 e 682 della legge 147/2013: riduzioni per unico occupante e per ridotta capacità contributiva.

Tali scelte dimostrano un approccio piuttosto semplice dell’amministrazione al tema delle tasse e tariffe: anziché ipotizzare soluzioni che riducano i costi e conseguentemente le tariffe per i cittadini, si preferisce banalmente aumentare indiscriminatamente le aliquote, senza la minima previsione di riduzioni o esenzioni per fasce sociali deboli.

 

 

Sersale, 08.09.2013

DICHIARAZIONE A VERBALE - PUNTO N.5 dell'O.d.G:

“Approvazione regolamento per la disciplina della tassa sui rifiuti “TARI” e determinazione delle relative tariffe.”

 

In merito al regolamento oggetto di approvazione appare subito chiaro che esso è diretta trasposizione di normative nazionali volte a disciplinare l’acquisizione di risorse economiche destinate alla copertura dei costi del servizio. Oltre alla contrarietà a tale logica di fondo dell’istituzione di tali tasse e tributi, che risponde esclusivamente all’imperativo di fare cassa, è possibile sollevare alcuni rilievi nel merito del regolamento stesso al fine di ricercare soluzioni più rispondenti alle reali esigenze dei nuclei familiari sersalesi.

Nello specifico, sorvolando sui dettagli tecnici per la determinazione delle tariffe e sull’individuazione dei soggetti passivi, si obiettano a titolo di esempio le seguenti articolazioni.

All’art. 7, c. 4 si prevede che “la presenza di arredo oppure l’attivazione anche di uno solo dei pubblici servizi di erogazione idrica, elettrica, calore, gas, telefonica o informatica costituiscono presunzione semplice dell’occupazione e della conseguente attitudine alla produzione di rifiuti”. Ci si chiede se un magazzino, un vano inabitabile, in cui i cittadini si recano pochi giorni all’anno abbiano effettivamente l’attitudine a produrre rifiuti. Ci si chiede se è possibile, data la conformazione del centro abitato sersalese caratterizzato da immobili spesso vuoti o inutilizzabili, derogare o mitigare gli effetti di tale previsione normativa e, se possibile, come intende procedere l’amministrazione: ridurre la tassazione dei locali inutilizzati o procedere indiscriminatamente alla loro monetizzazione.

All’art. 8 si prevede che in caso di utilizzo di durata non superiore ai sei mesi, il tributo è dovuto soltanto dal possessore, ma a parte i poteri ispettivi del responsabile del servizio non è prevista una chiara modalità di verifica dell’effettivo utilizzo. Ciò potrebbe ingenerare situazioni di ambiguità nelle quali i proprietari potrebbero scaricare sugli utilizzatori periodici (affittuari) gli oneri, o peggio confusione sull’effettivo obbligo di pagamento tra proprietario e locatario che conduce all’evasione del tributo stesso.

All’art.18 si definiscono gli occupanti delle utenze domestiche: la persona assente non viene considerata ai fini della determinazione della tariffa se presta la propria attività, o è degente presso strutture sanitarie, per un periodo non inferiore all’anno. Ciò significa escludere di fatto la maggior parte dei cittadini dal godimento di tale esenzione. È noto a tutti che in ogni famiglia sersalese sono presenti familiari in RSA o emigrati per lavoro o studio, anche se residenti a Sersale. Si propone pertanto la possibilità di contemplare nel regolamento anche la fattispecie del residente temporaneamente presente (studenti e lavoratori emigrati) e prevedere minime forme di detrazione, anche perché tali soggetti già pagano il medesimo tributo presso i comuni ove soggiornano come inquilini. Ulteriore dubbio discende dalla previsione che anche se ha trasferito la residenza presso RSA, il cittadino detentore di un immobile a Sersale viene considerato come 1 unità in utenza domestica (art. 18, c6). È possibile esentare tali situazioni che spesso riguardano anziani e portatori di handicap che già impegnano il proprio reddito per la degenza?

Si propone inoltre di aggiungere all’art. 24 “Riduzioni per le utenze domestiche” ulteriori riduzioni per “unico occupante e per ridotta capacità contributiva (previa valutazione dell’ISEE)” come previsto dall’art. 1, c 659 della legge 147/2013. La volontà dell’amministrazione è quella di armonizzare i bisogni, socializzando i costi del servizio o fare indiscriminatamente cassa?

A tal riguardo l’art 26 del regolamento accenna alla facoltà del Consiglio di prevedere riduzioni per particolari valenze sociali, come intende determinarsi il consiglio comunale di Sersale? Per posizione ideologica si ritiene insensata l’esenzione per i luoghi di culto e la mancata previsione di forme di sostegno a soggetti vulnerabili.

Nella ferma contrarietà a tale regolamento, data l’iniquità di fondo che discende dalla normativa nazionale, il Gruppo di Rifondazione Comunista esprime votazione contraria e rimane disponibile a occasioni di confronto per introdurre miglioramenti.

 

Sersale, 08.09.2013

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