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Ci sono sottili analogie tra il quindicennio Berlusconiano e il Ventennio fascista. Tralasciamo il culto della personalità, ma guardiamo ad alcuni elementi di fondo che caratterizzarono la dittatura di Benito Mussolini:
  1. Corporativismo tra potere economico e politico: una delle più accreditate tesi è che il fascismo, seppur caratterizzato da una forte connotazione militare, senza un sostanziale appoggio dei ceti produttivi non sarebbe durato a lungo. Tra il 1919-21, il cosiddetto Biennio Rosso aveva paralizzato la produzione italiana e l'occupazione delle fabbriche da parte dei lavoratori avrebbe potuto compromettere la sopravvivenza della borghesia imprenditoriale italiana. L'avvento del fascismo e le conseguenti leggi - che, da un lato, toglievano diritti e garanzie ai lavoratori e, dall'altro, concedevano privilegi e commesse pubbliche agli industriali - garantirono possibilità di accumulazione di profitto e quindi tutta la classe produttiva sostenne il governo autoritario del Duce.
  2. Repressione del conflitto e censura: progressivamente durante il Ventennio furono varate una serie di leggi e regolamenti (vedi Codice Rocco) che prevedevano l'impiego della polizia per la repressione di manifestazioni, per l'arresto dei dissidenti politici; presto furono dichiarati illegali i partiti politici diversi da quello fascista e furono abolite le garanzie sindacali. Contemporaneamente il controllo, da parte del Governo, sui mezzi di comunicazione fu totale e rigido, fino alla chiusura dei quotidiani e all'utilizzo della radio e del cinema a fini di propaganda a sostegno del regime.
  3. Stravolgimento della Statuto Albertino: appena giunto al governo, il partito fascista si adoperò affinche tutte le garanzie costituzionali sull'equilibrio tra poteri dello stato, sulla democraticità del procedimento politico, fossero stravolte in nome di un'Esecutivo forte che slegasse il Duce da qualsiasi impedimento giuridico-amministrativo-politico nell'esercizio delle sue funzioni. Dalla legge elettorale che regalava una maggioranza assoluta al partito che conquistava il 35% dei consensi, al controllo politico della magistratura sottoposta al Governo, all'esproprio del potere legislativo del Parlamento a favore del Governo - si trattò di misure che spinsero a classificare il fascismo come Regime Totalitario.
Potremmo aggiungere che il governo Berlusconi ha emulato il fascismo anche nell'adozione delle leggi razziali contro gli immigrati. Tuttavia basta prendere queste tre caratteristiche per capire che il decreto legge, varato ieri per salvare le liste PdL in Lazio e Lobardia, si va ad aggiungere alle altre leggi eversive, incostituzionali e autoritarie varate negli ultimi anni:
  1. Corporativismo tra potere economico e politico: oggi il Governo può contare sul formidabile appoggio della Confindustria e della Mafia, la più grande azienda dello stato. La legge Biagi, la legge sulla depenalizzazione del falso in bilancio, lo scudo fiscale, unite a misure che fiaccano i poteri investigativi di polizia e guardia di finanza su evasori e traffici illegali di denaro, appalti truccati, voto di scambio, sono tutte misure in direzione degli attuali accumulatori di profitto. Tutti i maggiori appalti pubblici degli ultimi anni se li è aggiudicati un ristretto gruppo di aziende (Impregilo su tutte, anche il Ponte sullo Stretto), appalti nei quali poi si scopre che le infiltrazioni mafiose sono pervasive, costanti e strutturali. queste si traducono poi in consensi.
  2. Repressione del conflitto e censura: fin dal G8 di Genova è apparsa chiara una visione autoritaria e repressive del dissenso popolare; la polizia presidia tutte le occasioni in cui il popolo, i sindacati, i comitati manifestano contro le scelte del Governo: No Tav, No Inceneritore, studenti dell'Onda sono state le ultime vittime del manganello di stato. A questo si deve aggiungere il tentativo del Governo di imbavagliare la rete attraverso norme punitive per i blogger, dopo aver preso il controllo completo della televisione pubblica, dove uno stuolo di giornalisti di stampa compiacenti lavora alacremente alla scomparsa dei fatti (vedi Minzolini sulla condanna dell'avvocato Mills, nei giorni scorsi); inoltre, è di questi giorni la chiusura delle trasmissioni di approfondimento politico-giornalistico come Annozero, Ballarò, ecc.
  3. Stravolgimento della Costituzione: dopo la legge elettorale porcata, che regala maggioranze bulgare al partito di maggioranza relativa, la stessa che permette ai segretari di partito di nominare i parlamentari e quindi di controllarne il voto parlamentare, dopo i numerosi tentativi di introdurre l'immunità per il Presidente del Consiglio, dopo la palese intenzione di sottoporre i pm al controllo dell'esecutivo, il Governo si è spinto oltre con l'ultimo decreto, ammettendo che anche le elementari regole del gioco fossero sovvertite.
Il problema non è tanto che il Governo abbia adottato un provvedimento interpretativo di una legge emanata 42 anni fa (!), e non è nemmeno che 'interpeti' la norma sovvertendo le regole del gioco proprio mentre si sta giocando.

La gravità sta nel fatto che in questo modo si rende ammissibile la contestazione delle regole sempre e comunque, anche quando a essere contestate sono i meccanismi della cosiddetta democrazia procedurale. E se saltano le regole del gioco democratico, secondo le quali almeno ci si deve presentare puntuale e con tutti i requisiti alle elezioni, salta la democrazia.

Del resto è saltato anche il ruolo super partes e imparziale, di controllo e vigilanza del Presidente della Repubblica. Nella sua lettera a due cittadini che chiedevano uno di non firmare il decreto del governo perchè così si violano le più elementari norme, e l'altro di rendere possibile il diritto di votare PdL o Formigoni, il Presidente Napolitano ha risposto che: "la "soluzione politica", ovvero l'intesa tra gli schieramenti politici, avrebbe pur sempre dovuto tradursi in soluzione normativa, in
un provvedimento legislativo che intervenisse tempestivamente per
consentire lo svolgimento delle elezioni regionali con la piena
partecipazione dei principali contendenti. E i tempi si erano a tal
punto ristretti
".

Ciò equivale a dire che se esiste un'esigenza di parte e bisogna assecondarla, ci si accorda, si discute e si approva qualcosa! A questo punto ci possiamo rivolgere al Governo e al Presidente per chiedere un decreto che proroga la rata del mutuo? O che allunga i termini di un concorso? O che sospende i licenziamenti? O che cancella la Biagi?!
Possiamo chiederlo o dobbiamo aspettare che prima passino le camice nere?!

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