L'AltraSersale

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Nei giorni scorsi l'Amministrazione Comunale di Sersale ha chiesto ai cittadini di esporre su balconi e finestre il tricolore, in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.

Sicuramente un'iniziativa lodevole, ma estemporanea. 

Infatti ci chiediamo cosa ne pensino i nostri nazionalissimi amministratori dei loro colleghi al governo della Repubblica. Coloro che si stanno impegnando tra federalismo e riforme epocali della giustizia, tra corruttele e cricche a distruggere questo paese.

Del declino morale del nostro paese siamo ormai tutti consapevoli, ma non siamo ancora "coscienti" di cosa possiamo fare noi per risalire la china. Per esempio la nostra nazionalissima amministrazione avrebbe potuto, a fianco al tricolore, esporre la Costituzione della Repubblica Italiana, avrebbe potuto manifestare la propria contrarietà all'impianto leghista del federalismo, potrebbe associarsi agli altri sindaci che stanno protestando contro la scure di Tremonti che sta radendo la scuola pubblica e la cultura italiana. Scuola e cultura, ciò di cui è impastato il popolo italiano.

 

Invece tutto tace. La foto che vi mostriamo è il simbolo dell'attaccamento alla bandiera, all'Italia e alla cosa pubblica che questa amministrazione è in grado di sentire. Quel cencio - con quel verde che è quasi una metafora di cosa sarà l'Italia dopo questo governo leghista - è il paradigma dell'abbandono.

Quella bandiera ha sventolato per mesi in quelle condizioni, poi forse qualcuno di buon cuore si è reso conto e l'ha sostituita. Ma per tutta l'estate e fino a fine ottobre 2010 (la data della foto) quel cencio è stato l'emblema della nostra classe dirigente: come si può chiedere ai cittadini di rispettare la bandiera se neanche le istituzioni lo fanno???

 

A noi i nazionalismi non piacciono, ma siamo convinti che il vero atto fondativo del nostro paese sia il 25 aprile, quando il popolo italiano festeggiò la liberazione dal fascismo e i valori della resistenza si trascrissero nella nostra bellissima Costituzione.

 

Tuttavia il 17 marzo costituisce l'atto di nascita dello stato italiano. Dello stato italiano, non del suo popolo. E proprio in questi giorni riprendono fiato le teorie della colonizzazione piemontese, della massoneria garibaldina, una sorta di leghismo pasticciato da sedicenti politicanti e intellettuali.

La spedizione dei mille fu sicuramente un atto di conquista militare del sud da parte del piccolo regno di Piemonte. Il governo unitario tradì poi le idee risorgimentale operando una vera e propria espoliazione di risorse economiche, culturali e lavorative del meridione. Ma ciò che bisogna tenere sempre presente è che quel processo, al pari dell'avvento del fascismo, fu una risposta organizzativa del capitalismo italiano di fronte alle istanze del popolo italiano.

 

In altre parole, l'interesse dei padroni contro quello dei cittadini. E questo interesse, ci insegna Gramsci, si trasforma anche in cultura: la cultura delle classi dominanti.

Fortunatamente la rivolta di popolo della Resistenza ha compiuto il miracolo di mitigare questa cultura della classe dominante e di creare i presupposti per la nascita del popolo italiano. Solo nella liberazione e nella speranza di un mondo migliore si possono fondare i valori costitutivi della nazione: nè nelle marcette militari, nè nello sventolare di tricolori.

 

Noi il 17 marzo festeggiamo l'unità del popolo italiano contro i dominatori, i padroni, i fascismi di ogni epoca!

 

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