L'AltraSersale

Un nuovo modo di essere comunità. Un mondo nuovo.

Una nazionale con un carattere inversamente proporzionale all'arroganza del suo ct

Continuo a trovare un sottile parallelismo tra la Nazionale e la Nazione. L'andamento e soprattutto le parole che si sprecano sul cammino della nazionale sono sempre di più lo specchio del paese reale.
In primis, dopo Italia-Nuova Zelanda Lippi ha scelto la strategia della difesa ad oltranza piuttosto che l'ammissione di responsabilità esclusivamente sue. Dove sta il parallelismo con la politica? Le ultime dichiarazioni di Lippi assomigliano molto a quelle di Berlusconi.

Nel cammino verso i mondiali Lippi ha ripetuto allo stremo che quello era un gruppo fenomenale, i campioni del mondo, uomini di sicura esperienza, come se l'esser campioni mettesse al riparo dalle difficoltà... un po' come quando il presidente del Consiglio ripete il leitmotiv che in Italia lacrisi non c'è. Che il credito di cui gode nei sondaggi mette al riparo il paese dalla peggiore crisi finanziari degli ultimi 40 anni.

Poi dopo Italia-Paraguay si è agitato lo spauracchio della sfortuna per nascondere una verità lampante: quella nazionale è stata mediocre, senza motivazioni, senza idea di se. Un po' come dire che il Paese va meno peggio degli altri stati europei. Il Governo è stato solito mobilitare dati e percentuali per sostenere che una crescita del Pil dello 0,5% era comunque meglio dello 0,2% dei tedeschi (ma il tasso di disoccupazione?), oppure che una perdita del 6,7% in borsa durante il crack greco è meglio che una perdita del 7% su scala europea.

Infine la sfuriata di Lippi contro Pepe o Iaquinta che hanno osato criticare le scelte del ct, contestando l'uno il cambio, l'altro (implicitamente) l'insistenza di Lippi su Gilardino, che sarebbe a monte della penuria di gol. Anche qui mi viene in mente lo scarica barile di Berlusconi durante il caso Scajola: "chi si è arricchito alle mie spalle pagherà", oppure l'aspro diverbio con Fini (o sei d'accordo con me o sei fuori, è stata la sintesi del momento di crisi del PdL in aprile).

Il tutto condito da una serie di dichiarazioni arroganti del ct contro giornalisti, quei pochi che hanno criticato le sue scelte e la mancata convocazione di Cassano e quelli che sono stati accusati di diffondere pessimismo... mi ricorda quel qualcuno che accusa i giornali della sinistra di essere dei portasfiga!

Il secondo fenomeno osservabile è l'etica di alcuni giornalisti e commentatori: all'inizio Marcello di qua e Marcello di là, pacche amichevoli e sguardi languidi ad un ct che è comunque implicato nel fenomeno calciopoli. poi appena si leva un coro di critiche tutti saltano il fosso e criticano la prestazione contro la Nuova Zelanda. Ma ci voleva la palla di cristallo per capire che questa nazionale non ha da dire nulla, proprio come la nostra classe dirigente: un gruppo dominato dalla gerontocrazia, dall'inamovibilità di alcuni peones, l'istinto per gli affari come coloro che già contano i soldi che guadagneranno a Dubai, vecchi decrepiti che occupano i posti che spetterebbero a giovani promettenti, amici degli amici che si trovano lì perchè vengono dal proprio ovile, la fantasia e la creatività sacrificate in nome della pagnotta.
Possibile che nessuno si sia accorto di tutto ciò? O che se ne sia accorto solo dopo la seconda partita?

Molti sostengono che calcio e politica non vadano mischiati. Ma a me piace invece cogliere un nesso per così dire sociologico tra i fenomeni. Questo paese, come questa nazionale, non ha un ethos da mostrare al mondo. In Germania nel 2006 c'era da salvare la faccia dopo lo scandalo Calciopoli, così come Prodi aveva vinto le elezioni in nome di un rigurgito nazionale contro le vergogne del berlusconismo. Oggi invece cosa dobbiamo riscattare in Sudafrica? Anzi siamo lì per testimoniare ulteriormente la mediocrità del nostro paese: un paese che non ha un'idea nè prospettiva del futuro, che gestisce il presente alla giornata, un paese fatto di gente che pensa solo a protare a casa la pagnotta. Un paese che dorme sui suoi antichi fasti.
Sperando di non incontrare l'Olanda!

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