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Tanto rumore per nulla

 

 

 

 

 

 

Se non ci fosse consentito l'uso del sarcasmo probabilmente le scene e le parole (non) dette nell'ultimo consiglio comunale dovrebbero spingerci ad uno stato depressivo, sia per la mortificazione della vita istituzionale – tant'è che stavolta c'erano persino gli spettatori, venuti ad assistere all'ultimo spettacolo teatrale – sia per l'avvilimento politico che ne consegue.

Progetto Sersale, insieme all'ormai percorribile strada a scorrimento veloce, resterà alla storia per la 'politica del sussurro'. Si dice in giro che salta tutto, si paventano dimissioni, prese di distanza nette e poi nelle sedi istituzionali si tace, si tergiversa e si continua a tenere in vita qualcosa che è politicamente morto da almeno tre anni.

Pertanto, “per non cavalcare la tigre (o il micetto)”, guardiamo a ciò che è successo venerdì in consiglio comunale, cercando di non suscitare troppo risentimento per qualche irriverente battuta.

Venerdì è andata in scena “Tanto rumore per nulla”, tragicommedia all'italiana in diversi atti. Nell'anteprima dello spettacolo si parlava delle dimissioni dell'assessore ai lavori pubblici, addirittura – se si facesse ancora politica da quelle parti – della costituzione di un nuovo gruppo consiliare autonomo rispetto alla Giunta Scalfaro. E allora frotte di spettatori si sono spinti fin lì per sentire il perchè? Qualcosa che avrebbe dovuto spezzare la monotonia della vita istituzionale dell'amministrazione.

Ma niente: le dimissioni, dovute a non meglio precisate “ragioni politico-amministrative”, non comportano nette prese di posizione rispetto all'operato della giunta. (E' solo che prima ci stavamo dentro con tutte e quattro le zampe, mentre ora la tigre è stata liberata!)

Per chi temeva smottamenti politici e nuove argute geometrie di alleanze è stata una delusione. Probabilmente la tigre non se l'è sentita di abbandonare la riserva dove si è sollazzata negli ultimi nove anni. Probabilmente il gestore della compagnia teatrale “Progetto Sersale” ha richiamato in buon ordine la tigre. E dei suoi graffi politici non rimane altro che il ruggito del coniglio (programma di satira politica su Radiodue diventato famoso grazie a Scilipoti, ndr).

Che cosa spinge un assessore, uno dei più importanti per deleghe, oltre che per peso politico-elettorale, a dimettersi dal suo incarico a sei mesi dalla fine del mandato? Che cosa lo spinge se il “sindaco è come una sorella”, se “sono stati anni di impegno e comune sacrificio”, e se le ragioni politico-amministrative non sono state minimamente specificate?

Il pubblico non pagante avrebbe preteso maggiore chiarezza dai personaggi in cerca d'autore. O forse la tragicommedia ha dei retroscena psicologici, trame nascoste e imperscrutabili?

La nostra ipotesi è chiara da molto tempo: c'è un assessore che alle ultime provinciali è stato furiosamente trombato dalla propria maggioranza (una variegata galassia di soggetti eteropolitici); c'è una maggioranza che si muove in direzioni opposte e che ha smesso di dialogare al suo interno, a volte schiacciata dal peso delle promesse non mantenute, un'amministrazione che naviga a vista.

Quando anche il sindaco sceglie un consulente per i lavori pubblici, difatto siamo in presenza del commissariamento dell'operato del proprio assessore. Lo stesso, furioso ed esautorato, minaccia dimissioni e sconvolgimenti politici, tentando anche ammiccamenti a sinistra: il futuro è prossimo, non si sa mai!

Salvo poi scoprire di non ricoprire più alcun peso né sulla scena politica sersalese, né sul teatro di Progetto Sersale: l'assessore non si è dimesso, è stato scaricato.

La sceneggiatura della tragicommedia prevedeva la costituzione di un nuovo gruppo consiliare a guida del suddetto assessore: noi avevamo ipotizzato che si potesse ironicamente chiamare, visto che non si capisce più da che parte si sta al comune, il gruppo dei responsabili.

E invece come i responsabili hanno continuato a farsi i fatti loro.

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