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Rilanciare la rifondazione comunista per una sinistra d'alternativa

Da Liberazione del 2 agosto 2009:

"Rilanciare la rifondazione comunista per una sinistra d'alternativa"

Intervista a Paolo Ferrero, Segretario Nazionale del PRC

Pubblichiamo ampi stralci dell'intervista, per leggere il testo integrale clicca qui.

Berlusconi ha un largo consenso nel Paese, ha vinto le elezioni dopo due anni del governo Prodi, ha vinto le amministrative e la destra non ha certo perso le europee. Il suo modo di governare, la crisi attuale dell'italia richiama una situazione simile agli anni Venti, una specie di repubblica di Weimar al rallentatore, in cui la disgregazione sociale, la crisi delle identità sociali, politiche e culturali, non trovando uno sbocco a sinistra ha determinato la vittoria del nazismo.

Pertanto, non si tratta di abbattere un regime che sta perdendo la guerra e ha smarrito il consenso, ma di sconfiggere una destra che ha un largo consenso nel Paese e che raccoglie adesioni maggioritarie tra gli strati popolari e operai.

Ed è impossibile sconfiggere Berlusconi rimanendo all'interno del regime bipolare, un recinto che ha permesso la nascita, lo sviluppo e il rafforzamento di Berlusconi e del berlusconismo. Senza il bipolarismo e la legge elettorale maggioritaria Berlusconi, che non ha la maggioranza dei consensi nel Paese, non avrebbe la maggioranza assoluta in parlamento.

Per sconfiggerlo, occorre avere un progetto politico chiaro che a mio parere si muove sulla questione sociale. Ci sono strati sempre più larghi della popolazione che non vedono affrontati dalla politica i propri problemi, in cui cresce l'indifferenza rispetto alla democrazia e che si sentono più tutelati da questa destra.
Il primo punto per sconfiggere Berlusconi è la ricostruzione sistematica e certosina del conflitto sociale, a partire dal quello di classe, per evitare che il disagio sociale si trasformi in disperazione e in guerra tra i poveri. Affrontare la questione sociale non è un lusso da subordinare alla questione democratica ma la chiave di volta per poter ridurre seriamente il consenso di cui le destre godono oggi.

La forza della destra è in larga parte dovuta agli errori e all'ingnavia del centrosinistra sul piano sociale. Detto questo il secondo terreno su cui deve muovere la nostra proposta politica è proprio quello istituzionale.
La proposta politica che avanziamo è quindi quella di fare un accordo di garanzia costituzionale che produca una nuova legge proporzionale.

Facciamo in modo che Berlusconi, essendo minoranza nella società, diventi minoranza anche nel parlamento. Questo mi pare un modo per rispondere al problema della salvaguardia della democrazia evitando di infilarsi dentro la logica bipolare che è all'origine del problema.

Poi, non escludo in linea di principio la partecipazione del PRC al governo. Ma penso si possa fare in un contesto in cui i rapporti di forza ti permettano banalmente di vedere rispettati i patti che fai.

Ma perchè l'impatto della crisi non crea alcuna reazione? Perché a questi aspetti, che rappresentano la forza intrinseca della destra, corrisponde la debolezza della sinistra, sia politica che sindacale: dall'attacco a pensioni e sanità di Amato nel '92, alle privatizzazioni dei servizi pubblici fatte dai governi di centrosinistra. Il punto, secondo me, è che c'è stata un'enorme sconfitta sociale che le persone hanno visto essere gestita dal sindacato e nei fatti anche dalla sinistra, perché non c'era più chiarezza su chi stava da una parte e chi dall'altra. A questo si aggiunge poi anche un elemento ideologico, in quanto lo scioglimento del Pci avviene per assunzione integrale dei valori del capitalismo, della competizione, dell'egoismo sociale, del fatto che la libertà si coniuga con la disuguaglianza. Si tratta dunque di un processo che parte dalla sconfitta dei primi anni Ottanta. Rispetto a quella, penso che la novità sia stata il passaggio di Genova, in cui Rifondazione comunista aveva ricostruito una sua credibilità a livello di relazioni sociali. E noi ce la siamo giocata con la partecipazione al governo Prodi.
Siamo partiti dal dire che lo sbocco politico del movimento era la costruzione del movimento stesso e siamo finiti col dire che era la costruzione delle giunte di centrosinistra.

Bertinotti sostiene che forse proprio a Genova si doveva provare a spingere verso un rinnovamento profondo, che dall'Arcobaleno non si doveva tornare indietro e che ora neanche quello basterebbe più, perché dalla sconfitta delle due sinistre si risale con l'idea di una sola sinistra.

Non fa i conti con la sconfitta della sinistra di alternativa e ipotizza di uscire da quella sconfitta con l'idea che hanno perso tutte e due le sinistre e che quindi ne facciamo una nuova. Invece abbiamo perso noi, la sinistra moderata è in minoranza ma non ha nessuna intenzione di modificare il proprio impianto strategico.

Senza rapporti di forza, non conti abbastanza per determinare alcunché, il massimo di iniziativa politica mette contro di te i poteri forti ma non realizza nulla che consenta di costruire il consenso per contrastare quei poteri.

Bisogna guardare a Gramsci, a come ha indagato la storia italiana per cercare in quella i fili da tirare per porre il tema della trasformazione.

Per poter pensare un trascendimento dello stato di cose presenti occorre un' identità per potersi pensare in forma diversa. Questa identità è oggi monolitica o plurale? Io penso sia plurale. E' differenziata per genere, provenienza, condizione, preferenze? Io penso di sì. E' data dall'adesione a dei modelli già presenti? No. Se mi si chiede cos'è il comunismo io non so rispondere meglio che citando Marx: "è il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente".

In questo senso considero qualificante chiamarci Rifondazione comunista, cioè essere integralmente antistalinisti, considerare lo stalinismo come un prodotto della storia del movimento comunista che nega radicalmente il comunismo stesso. Noi riconosciamo la possibilità della trasformazione, non in modelli realizzati ma nelle lotte per la libertà e la giustizia: io la riconosco nell'occupazione delle fabbriche, nella lotta di liberazione, nel '68-‘69, nelle giornate di Genova.

Però bisogna anche considerare che il capitale è riuscito a realizzare il divorzio tra uomo e natura, allo stesso tempo l'ecologismo viene sempre più inteso come critica complessiva al sistema. Da questo punto di vista una parte del mondo ambientalista sente ancora sorda la sinistra comunista… Il solo modo di coniugare il lavoro con il rispetto della natura è sottoporre a critica la mercificazione dei rapporti sociali e della natura, non solo il prezzo a cui viene venduta la merce. La questione ambientale coincide con il recupero della radicalità del marxismo e della critica dell'economia politica.

Verso dove va il Prc?
Secondo me dobbiamo provare a fare sul serio quel che abbiamo detto al congresso della svolta in basso a sinistra. della ricostruzione di un immaginario alternativo. La svolta che bisogna cominciare a fare riguarda la relativizzazione del terreno della rappresentanza e la presa d'atto della centralità del lavoro politico di costruzione di conflitto e mutualismo. Ma dall'altra parte riguarda il lavoro nella cultura e la capacità di produrre un'idea diversa di società. E da questo punto di vista la costruzione della Federazione è il tentativo da un lato di produrre una massa critica maggiore, di coinvolgere, di dare risposte credibili.

Dobbiamo elaborare un manifesto politico e delle regole. Poi convocare assemblee territoriali promosse da tutti coloro che sono disponibili.

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