L'AltraSersale

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Quarto Polo, lista unitaria rossa e arancione: si parte!

Cari compagni/e,

come sapete abbiamo aderito all'appello di "Cambiare #sipuò!" lanciato circa due mesi fa da Luciano Gallino (professore sociologia, Università di Torino), Livio Pepino (magistrato), Marco Revelli (professore di scienza della politica), don Marcello Cozzi (vicepresidente Libera), Antonio Di Luca (operaio Fiom, Pomigliano), Chiara Sasso (scrittrice, Coordinamento Rete dei Comuni Solidali).

Insieme ad altri promotori (scrittori, giornalisti, comitati referendari, amministratori virtuosi) il 1° dicembre a Roma è stato discusso un programma minimo che ci differenzia, che rende tangibile la distanza della sinistra reale dal PD.

L'incapacità di Bersani (e Vendola) di rigettare i capisaldi del Fiscal Compact che si declinano nell'agenda Monti - tagli al welfare e ai diritti a favore delle banche e delle misure di austerity - ha fatto sorgere una domanda di rappresentanza delle questioni che ci stanno più a cuore: lavoro e precarietà, giustizia ed equità, ambiente e sicurezza sociale.

Questo appello è stato sottoscritto da ALBA (Alleanza Lavoro Beni Comuni), dal PRC, dal sindaco di Napoli De Magistris e dal suo movimento arancione nella piena convinzione che bisogna dare rappresentanza alle prossime elezioni politiche a coloro che sul campo si battono per l'acqua pubblica, per l'antimafia, per i diritti dei lavoratori (come la FIOM), come è desumibile da questi 10 punti programmatici minimi:

1. Sì a un’Europa dei cittadini, alla rinegoziazione del debito pubblico e delle normative europee. No all’Europa delle banche e dei banchieri e delle politiche recessive in atto.

2. Sì alla riconversione ecologica dell’economia e di riassetto del territorio nazionale. No alle grandi opere (dal Tav al Ponte sullo stretto) inutili, dannose all’ambiente e alla salute ed economicamente insostenibili.

3. No al precariato e alla riduzione di fatto dei salari e delle pensioni. Sì al ripristino delle tutele del lavoro e dei lavoratori cancellate dai Governi Berlusconi e Monti (anche con sostegno ai referendum), all’introduzione di un reddito di cittadinanza, ad un welfare dei diritti e non di forme di assistenzialismo caritatevole.

4. No agli attuali costi della politica e alla rappresentanza come mestiere. Sì alla autonomizzazione della politica dal denaro, ad un tetto massimo per i compensi pubblici e privati, all’azzeramento delle indennità aggiuntive della retribuzione per ogni titolare di funzioni pubbliche.

5. Si a un’imposizione fiscale più incisiva sui redditi elevati, sui patrimoni e sulle rendite finanziarie (con estensione alle proprietà ecclesiastiche). No ad aumenti delle imposte indirette e a inasprimenti della fiscalità nei confronti dei redditi medio-bassi.

6. Sì a un’azione di ripristino della legalità, di contrasto della criminalità organizzata, dell’evasione fiscale e della corruzione con recupero di risorse da destinare a un welfare potenziato e risanato dal clientelismo. No alle politiche dei condoni e alle leggi ad personam.

7. No a tutte le operazioni di guerra e drastica riduzione delle spese militari. Sì alla destinazione dei corrispondenti risparmi a sanità, scuola pubblica, ricerca e innovazione.

8. Sì a politiche di valorizzazione dei beni comuni e a forme di sostegno e promozione delle esperienze di economie di cooperazione e solidarietà. No allo svuotamento di fatto dei referendum del 2011 e alla vendita ai privati dei servizi pubblici locali.

9. No ad ogni forma di discriminazione e di razzismo (a cominciare dalla Bossi-Fini). Sì riconoscimento dei diritti civili degli individui e delle coppie a prescindere dal genere, a una cultura delle differenze, a politiche migratorie accoglienti e all’accesso alla cittadinanza per tutti i nati in Italia.

10. Sì a una riforma democratica dell’informazione e del sistema radiotelevisivo che ne spezzi l’attuale subordinazione al potere economico-finanziario. No al conflitto di interessi e alla concentrazione dell’informazione.

Irrinunciabili per chi si definisce di sinistra.

Dall'assemblea di Roma diversi soggetti si sono avvicinati a questo appello, singoli e partiti (IdV e parte di SEL), per la costruzione di un'alternativa di rappresentanza alle politiche del 2013.

#sipuò dare rappresentanza alle diverse esperienze di cittadinanza attiva che hanno portato alla vittoria nei referendum e nelle elezioni amministrative di Napoli, Milano, Genova, Palermo?


#sipuò costruire un Quarto Polo alternativo al PD che insegue Monti e il liberismo, in un'ottica anticapitalista?

Negli ultimi due giorni si sono svolte 105 assemblee sul territorio per dare risposta a questa volontà di partecipazione. Noi abbiamo partecipato all'assemblea di Catanzaro, partecipata da diversi rappresentanti di associazioni e movimenti che sul territorio si battono per i problemi del nostro territorio: dalla depurazione del mare alla differenziata, dalla lotta alla Sorical ai comitati referendari, dall'associazionismo all'attivismo politico.

In questo incontro noi abbiamo proposto che venga aggiunto un punto dirimente nel programma di chi vuole rappresentare istanze di cambiamento: la questione meridionale e la lotta alle mafie. Due temi scomparsi dalle dichiarazioni della politica nazionale, impegnate a cercare gli accordi con Casini o la ricandidatura di Monti.

Mentre ingiustizia ed iniquità, sottosviluppo e povertà della nostra regione sono imputabili alla struttura economica del nostro paese (che punta al profitto comprimendo i diritti mediante l'espoliazione di risorse intellettuali ed economiche dal meridione)  e ad una gigantesca questione morale che riguarda lo stretto connubbio tra politica e malavita.

Inoltre prendendo spunto dalla esperienza sersalese abbiamo proposto che gli interlocutori per questo progetto non siano i partiti, quanto i soggetti, singoli individui che hanno contribuito alla campagna referendaria in difesa dei beni comuni (acqua e nucleare).

Perciò vi invitiamo ad aderire all'appello di Cambiare #sipuò perché

L’attuale pensiero unico e il conseguente orizzonte politico sono modificabili. Esiste un’alternativa forte, sobria e convincente alla politica liberista che, in tutta Europa, sta distruggendo il tessuto sociale senza dare soluzione a una crisi che non accenna a diminuire nonostante le rassicurazioni di facciata.
È un’alternativa che si fonda sulle promesse di civiltà contenute nella nostra Carta fondamentale: la Costituzione stabilisce che tutti i cittadini hanno diritto al lavoro e, in quanto lavoratori, a una retribuzione sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa: noi vogliamo che questi principi siano attuati e posti a base delle politiche economiche e sociali. È un’alternativa che esprime una cultura politica nuova, che si prende cura degli altri e rifiuta il leaderismo, che parla il linguaggio della vita della persone e non quello degli apparati, che include nelle discussioni e decisioni pubbliche la cittadinanza attiva. Un’alternativa capace di fare emergere, con l’impegno collettivo, una nuova rappresentanza politica preparata, capace, disinteressata al tornaconto personale e realmente al servizio della comunità.

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