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Da La Masnada n.95:

Qualunquemente

Per coloro che hanno seguito Cetto La Qualunque fin dai suoi primi 'comizi' (RaiTre, 2003), il film è stato deludente perchè rappresentava qualcosa di già visto e già sentito; per quelli che invece l'hanno scoperto solo ora, il giudizio oscilla tra: commedia all'italiana (e costoro non sono arrivati alla metalettura dell'opera) e offesa della società calabro-italiota.
Ma un giudizio definitivo sul lavoro di Antonio Albanese sarebbe riduttivo. Da profondo caratterista qual'è, la grandezza di Albanese è stata quella di aver concepito il personaggio La Qualunque, e per molti versi anticipato la realtà. Il merito (o il demerito) del film è quello di aver sdoganato al grande pubblico – che è un po' l'obiettivo della commedia – ciò che era appannaggio delle presunte nicchie intellettuali dei telespettatori di RaiTre.
Nella spasmodica ricerca di un 'segnale' che smuova le melmose acque del pantano italiano – in cui il berlusconismo sembra operare come un Re Mida al contrario, trasformando in fango tutto ciò che tocca – queste nicchie saranno rimaste deluse: si aspettavano una critica aperta della società italiana o una redenzione di Cetto La Qualunque. Invece: il politicante nostrano non solo è più cinico, più “animale e ancenstrale” del solito ma, sulla scorta di ciò che succede nella realtà, indica una strada sulla quale la speranza del cambiamento stenta ad apparire. Addirittura le cronache odierne dimostrano che La Qualunque è perfino un moderato!
Il grande pubblico, al contrario, cercava una risata da commediola e lo slogan “cchiù Pilu ppe tutti” gliel'ha data; oppure si è risentito perchè quel film sputtana fino al parossismo il nostro essere calabresi, il nostro essere mediamente e qualunquemente italiani. Perfino la doleance di Voltarelli ha avuto parecchia eco mediatica, anche se la sua Onda Calabra non pare essere stata particolarmente sfigurata dalla cover di Albanese.
Di solito all'uscita dal cinema si sente dire: è stato bello oppure faceva schifo. Delusione, leggero divertissement o indignazione è ciò che invece si è sentito dopo Qualunquemente. Sensazioni che sono piuttosto da teatro. Qui sta la differenza: Cetto La Qualunque non è un prodotto cinematografico, è invece un soggetto da teatro. Dietro c'è un grande lavoro di analisi psico-sociale che si condensa nella costruzione di un personaggio che incarna il peggio dei difetti degli italiani. Se La Qualunque delude è perchè esso è la trasposizione teatrale del cinismo e della mediocrità degli italiani; è la mediocrità svelata a dar fastidio, fa riflettere anche noi mediocri cittadini: un popolo talmente (ri)educato a malasanità e mazzette da non indignarsi neanche quando la politica va a mignotte. Fa ridere (o non fa ridere) per una ragione: è lo specchio del qualunquismo di questo paese.
Il finale è amaro perchè siamo tutti La Qualunque; nel film come nella realtà non ci sono alternative: quei pochi giovani che compaiono sono talmente precari che si lasciano comprare dal voto di scambio, quel De Santis è il solo, bbastasu e cainu, residuo di una società impegnata e capace di credere nel cambiamento. L'ideologia dell' “I have no dream. Però mi piacia u pilu” è l'ideologia di questo tempo e di questo paese.
Sicuramente l'adattamento cinematografico non sarà stato granchè, forse per il tentativo di trovare una sceneggiatura all'altezza del personaggio. Perciò, in virtù del costante riferimento alla realtà, l'unico pregio del film è quello di aver spiattellato agli italiani la metastasi della loro civiltà.
Se non ti piace tutto questo “Fatti i cazzi toi!”


Antonio Borelli

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