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No ponte: il PRC aderisce alla manifestazione del 19 dicembre


Parteciperemo alla manifestazione del 19 dicembre per continuare a dire No al Ponte.
Ci opponiamo all’idea della riproposizione per il Sud delle cattedrali nel deserto dell’intervento pubblico, in quanto esse stesse sono divenute deserto, contribuendo a costruire ulteriore deserto intorno a sé.
Una iniziativa che, per noi e per il movimento, assume il significato di proporre all’intero paese un modello sociale e produttivo diverso per il mezzogiorno, che garantisca lavoro sicuro, onesto e di qualità, servizi pubblici di qualità, che rendano certi ed esigibili il diritto all’acqua, alla salute, alla scuola.
Un modello economico e produttivo autecentrato ed autopropulsivo, che tenga solamente conto delle risorse, ambientali, paesaggistiche, architettoniche, artistiche e storiche, delle risorse umane e dei saperi che il Sud possiede.

Quasi tutti gli studi relativi all’impatto ambientale, al territorio, al sistema dei trasporti del ponte, confermano che esso è inutile all’economia, alla trasportistica, nonché gravemente dannoso per l’ambiente, per il paesaggio e per il sistema urbanistico di quel territorio.

Un Sud che non accetta più che altri decidano quale deve essere il suo ruolo e si riappropria della gestione e del controllo democratico del territorio.

Un Sud che si interroga sulla nuova questione meridionale in rapporto agli attuali processi di globalizzazione, e che si oppone alle scelte che gli assegnano una funzione dipendente, di polo del non lavoro e della precarietà, di militarizzazione del territorio e di devastazione ambientale, all’interno di uno sviluppo duale.

Con questa mobilitazione ci battiamo per liberare risorse finanziarie, per potenziare e razionalizzare l’attraversamento marittimo dello stretto, rilanciare la infrastrutturazione della Sicilia e della Calabria, la velocità commerciale, la qualità dei mezzi, dei servizi e del lavoro.

Il “no” al Ponte sullo Stretto di Messina è in questo senso tutt’altro che una chiusura all’innovazione. La priorità, non soltanto per la disponibilità o la compatibilità delle risorse finanziarie, è la qualificazione del sistema infrastrutturale esistente e del suo sviluppo.
Riteniamo che sia necessario incanalare la domanda di mobilità verso trasporti collettivi e l’intermodalità, che non deve significare compatibilità con il trasporto su gomma ed individuale, ma va intesa come progetto di cambiamento radicale dei trasporti del paese.
La priorità per la Calabria e la Sicilia è soprattutto la messa in sicurezza del proprio territorio, soprattutto dopo ciò che è avvenuto a Messina ed in Calabria nel mese di settembre che è la rappresentazione di un disastro ambientale determinata da queste classi dirigenti.
Va sempre ricordato, a quelli che non solamente convivono con le mafie, l’enorme impatto che gli ingenti capitali attirati dal Ponte avranno sulle stesse. Già il rapporto ufficiale, di qualche anno fa, affermava che il 40% del movimento terra sarà appannaggio della criminalità.
La Regione Calabria se vuole condurre coerentemente questa battaglia conrto il ponte deve ritirare il proprio rappresentante dal Consiglio di Amministrazione e Collegio dei Revisori dei Conti della S.p.A. «Stretto di Messina».
Rammentiamo che le grandi imprese straniere hanno abbandonato tutte quante l’operazione della costruzione dell’opera faraonica. Infatti, per la partecipazione alla gara di affidamento della progettazione definitiva, esecutiva e la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina sono pervenute due offerte (Astaldi S.p.a. ed Impregilo S.p.a.)
Una gara tutta italiana, alla quale non ha partecipato alcuna delle grandi imprese straniere, perché evidentemente poco garantite sulla fattibilità del progetto, che presenta non poche incognite sul piano della fattibilità e della certezza dei costi.
Noi non siamo né allegri, né tantomeno soddisfatti, perché conosciamo la verità che sta dietro l’operazione. Essa rappresenta il tentativo di dimostrare che gli impegni assunti dal governo Berlusconi vengono mantenuti, e poco importa se per tentare di dimostrare ciò si sprecano enormi risorse pubbliche. Gli italiani se lo possono tranquillamente permettere anche in questa fase di forte crisi dell’economia, nonostante la certezza che si tratta di un’opera inutile, dannosa ed irrealizzabile.

PINO COMMODARI - CPN
DANILO BARRECA - CPN

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