L'AltraSersale

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E invece se ne vanno. Fuggono da Rosarno, chi sui treni, chi con i bus della polizia: destinazione Castelvolturno, Milano o un Cpt. Fuggono perchè dietro alle loro gambe fischiano i proiettili, ruotano i manganelli e calano le spranghe dei rosarnesi. Quello che è successo in Calabria in questi giorni non è un fenomeno isolato ed occasionale ma, a seconda della prospettiva, diventa un tratto identificativo del sistema giuridico-economico in cui viviamo, una sfaccettatura politico-culturale di come viviamo, noi italiani, noi calabresi.

Proviamo a liberarci dei reportage di guerra delle TV, delle parole forti (guerriglia urbana, rivolta, assedio, assalto) dei giornalisti, degli slogan xenofobi ("li vogliamo morti") e dello scaricabarile leghista ("la rivolta è frutto di troppa tolleranza" - Roberto Maroni, 8 gen. 2010). E proviamo a descrivere con lucidità.

L'Africa sub-sahariana è la regione più povera del pianeta. Di fronte alla fame, alla miseria o alla violenza che nega l'esistenza e alla mancanza di opportunità, i giovani (come i nostri figli, o i nostri nonni) decidono di partire. Le migrazioni non sono semplicemente il risultato della povertà ma anche il prodotto del desiderio, non sono promosse semplicemente dalla miseria ma dal bisogno di libertà. E per necessità o per desiderio quei ragazzi, migliaia di braccia e di occhi, attraversano diversi campi minati, conflitti, confini, la foresta e il deserto. Ad ogni confine fisico o politico devono pagare, corrompere funzionari, comprare cibo o un passaggio su un camion stracarico. Dopo il Sahara c'è la Libia, qui rimangono qualche mese cercando di recuperare 5-6 mila dollari per passare.

La polizia libica intasca la mazzetta, lo scafista prende la sua parte e intanto quei ragazzi si sono spezzati la schiena sotto il sole e hanno rischiato di finire in qualche terribile lagher finanziato dal governo italiano...
A questo punto la prova: tutti su barconi fatiscenti, denutriti e ammucchiati. Destinazione Lampedusa. Quando non finiscono sul fondo, quando arrivano e quando ce la fanno sono in Italia, la loro America. Ma qui finisce il sogno, il desiderio di libertà diventa incubo!

Sulle mani hanno quasi tutti la scritta CASTELVOLTURNO, non sanno nulla dell'Italia ma sanno che devono raggiungere Castelvolturno, Caserta; qualcuno lo sa perchè è stato invitato da un cugino o un fratello, la maggior parte ricevono istruzioni dagli scafisti. Perchè? Perchè lì ce ne sono già tanti, non sono identificabili, trovano sicuramente un ricovero in qualche casa occupata, e li c'è il lavoro, tanto lavoro. Nell'ipotesi migliore nei campi, nella peggiore racket, prostituzione e spaccio. In entrambi i casi in nome e per conto della criminalità organizzata, quella che li ha portati sul gommone, quella che li 'protegge' dal rimpatrio leghista, quella che gli trova alloggio e qualche euro per sopravvivere.

Questo è il loro contratto di lavoro e permesso di soggiorno: sottostare alle volontà della mafia oppure essere rispediti in Africa, perchè una legge che si chiama Bossi-Fini stabilisce che sono illegali, nel cortocircuito tra permesso e lavoro li rende invisibili.

E' qui che nasce il problema immigrazione in Italia: l'illegalità dell'ingresso rende pressocchè impossibile identificare, accogliere, integrare l'immigrato. La legge Bossi-Fini e il reato di clandestinità voluto dalla Lega consegnano quelle migliaia di braccia, manovalanza bruta, all'economia di rapina italiana.

La mafia ha conquistato ogni settore della filiera produttiva e i suoi diktat rendono poco remunerative le produzioni agricole. Allora, se devono vendere le arance a 50 centesimi il kilo, le imprese agricole, quando non sono di proprietà mafiosa, sono costrette ad abbassare il costo del lavoro: gli italiani hanno rinunciato a schiantarsi di lavoro nei campi di pomodoro sotto l'intrepido sole di agosto, o a raccogliere le arance nel gelo dell'inverno... non si può vivere questo martirio per 20€ al giorno!

E allora ecco chi è disposto a farlo. Non i 'ladri di lavoro' come direbbe Calderoli. Ma gli schiavi.
Schiavi. Schiavi: perché non avendo diritti, non avendo assistenza sanitaria e sociale, non avendo neanche i doveri del cittadino verso la legge, sono di proprietà di caporali, afuzzini, imprenditori disinvolti e negrieri, boss ed economie criminali.

La proprietà consiste nel potere degli imprenditori e dei mafiosi di disporre dell'esistenza degli immigrati: senza caporale non c'è lavoro, senza imprenditore non c'è azienda compiacente, senza 'ndrangheta ci sarebbe l'espulsione, senza camorra non ci sarebbe alloggio. Ma il trattamento non è extralusso: case e capannoni abbandonati trasformati in alloggi sudici e malsani, nessuna tutela del lavoro, e persino lo sfruttamento.

E quei ragazzi sono costretti ad accettare queste condizioni, perchè lo stato li dichiara illegali e le amministrazioni non possono prendersene carico. Ha ragione Maroni, c'è stata troppa tolleranza, ma per schiavisti e imprenditori, mafiosi e faccendieri!

Gli immigrati di Rosarno arrivano nella piana quando è tempo di raccolta di arance e olive, poi a febbraio vanno via. Perciò vengono fatti accampare in capannoni e fabbriche dismesse, senza servizi e acqua. Lavorano 10 ore al giorno per 20€, di cui 5 vanno al caporale che li ha assunti e 2 vanno all'accompagnatore. A febbraio quei ragazzi tornano a Castelvolturno, qui il controllo del territorio dei casalesi garantisce l'illegalità diffusa dove possono vivere in case occupate e palazzi abbandonati. Qui devono pagare il fitto a connazionali senza scrupoli e quindi è facile che per recuperare qualche soldo, quelli che non trovano lavoro nei campi di ortaggi sempre a 20€, si danno allo spaccio di stupefacenti e al racket sulla prostituzione. Schiavismo e sfruttamento.
A giugno gli stessi partono alla volta della Puglia, è la stagione del pomodoro. I numeri a Rosarno, Foggia o Castelvolturno sono sempre gli stessi, "5-10.000 extracomunitari irregolari di origine sub-sahariana" è la dichiarazione delle autorità.

Ma li contano e non indagano su che cosa fanno e per chi lo fanno? Perchè la polizia così pronta a sedare la rivolta di Rosarno, non va nei campi a scovarli gli invasori? Perchè non si controllano le aziende? Perchè?
Perché è un economia di rapina, che genera enormi profitti per padroni e mafiosi. Perché quegli immigrati sono una merce, da scambiare, da comprare, da sfruttare, da fomentare per interessi nascosti.
Questa è l'Italia: un paese di grandi imprenditori-parassiti che vivono sulle spalle degli immigrati, un paese in cui la mafia gestisce l'economia e l'ordine pubblico, un paese in cui i cittadini, preda delle diaboliche espressioni leghiste, preferisce non guardare chi sfrutta e allearsi con lui per uccidere l'immigrato!

Come ha detto Saviano, gli immigrati in due anni si sono ribellati 4 volte contro le mafie: due in Campania dopo l'omicidio di 6 ghanesi, due a Rosarno. E gli italiani? Spranghe e fucilate contro chi ha il coraggio di alzare il capo, contro gli ultimi della terra. Una vergogna, una assoluta bestialità: al di là delle violenze, Rosarno ha dimostrato quanto siamo schiavi e complici di mafiosi e sfruttatori, quanto abbiamo smarrito il senso delle cose e quanto siamo diventati razzisti, quanto ci manipolano le televisioni e i nostri padroni.

Speriamo che gli immigrati salvino gli italiani.

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