Un nuovo modo di essere comunità. Un mondo nuovo.
Purtroppo all'ultimo consiglio ero assente e mi scuso coi colleghi consiglieri e con gli elettori. Mi trovavo a gestire parte di quella che chiamano emergenza sbarchi (e che invece è solo la normalità della disperazione), invischiato del tanfo della paura, a contatto con ragazzi umidi di gommone e impronte digitali. Insomma quello che Focault chiama 'dispositivi del potere', e che il nostro ministro dell'interno chiama accoglienza dei migranti.
Non c'ero, ma questo non basta per non commentare, posso comunque esprimere un giudizio politico, avendo visionato alcune proposte da deliberare. E come ogni cittadino osservo, valuto ed esprimo il mio pensiero. Nel consiglio del 13 agosto si discuteva, tra le altre cose, di:
Di alcuni di questi punti abbiamo ricevuto adeguata documentazione, per altre Progetto Sersale segue una prassi consolidata: convocazione del consiglio giovedì, poi weekend, tecnici assenti o in ferie e si arriva al consiglio senza adeguati strumenti di valutazione...
Dalle carte e dalle notizie del consiglio, posso esprimere solo una valutazione estremamente politica: quello che Progetto Sersale continua a chiamare amministrazione, noi lo definiamo più semplicemente navigazione a vista, incoerenza tra obblighi amministrativi e interessi particulari.
Un'incoerenza tra gli atti amministrativi proposti e un'idea minima di programmazione politica e del territorio. Il consiglio comunale viene chiamato ad approvare regolamenti di urbanistica e pianificazione senza un PSC (Piano Strutturale Comunale) di riferimento.
Il Piano Regolatore è infatti lo strumento per definire assetto, valorizzazione e programmazione del nostro territorio: in quel documento sono contenute le 'visioni' che una comunità ha del suo futuro; se preferisce la colata di cemento o il recupero della pietra, se difende il centro storico, dove svilupparsi e come, gli insediamenti produttivi. Dopo 7 anni dal conferimento dell'incarico ai tecnici comunali, il consiglio è totalmente allo scuro dello stato dell'arte del PSC. In questa incoerenza si nasconde l'opportunità di trasformare gli indirizzi urbanistici in una deroga permanente, adattabile alle necessità e agli interessi in gioco.
Nel nostro programma elettorale proponevamo un PSC partecipato (troppo per l'amministrazione del “me-la-vedo-tutto-io”) ... ci saremmo accontentati quantomeno di un minimo di logica amministrativa: prima si fanno le fondamenta (PSC) e poi si scelgono le tende (Regolamento orti sociali)!
Invece Progetto Sersale propina regolamenti senza avere un'idea di centro urbano, o almeno non è possibile conoscerla. Perciò chiediamo con forza che dopo 7 anni si presenti al consiglio comunale almeno una sintesi dello stato dell'arte del PSC.
Di solito la politica è l'arte della gestione della polis, mentre la tecnica è traduzione delle idee in opere, perciò non essendo un esperto urbanista, posso articolare solo una critica politica e non tecnica alle scelte operate. Mostrerò solo le incoerenze di quanto si è discusso, rimandandovi all'albo pretorio comunale per gli approfondimenti.
Nel “Regolamento per l’acquisizione al patrimonio comunale, la riqualificazione e il riuso, anche attraverso la cessione a terzi, di immobili in stato di abbandono del centro storico” si legge che si intende perseguire la riqualificazione del centro storico, il ripopolamento, il turismo e perciò bisogna favorire il recupero o restauro degli immobili anche attraverso la loro cessione al patrimonio comunale.... oppure “si può procedere alla loro demolizione per: esigenze di tipo urbanistico (estensione aree di parcheggio, incremento verde pubblico, miglioramento collegamenti viari), eliminazione stato di pericolo (grave precarietà strutturale)”; per regolamento, la Giunta si attribuisce la discrezionalità di valutare l'accettabilità delle proposte di acquisizione di immobili al patrimonio comunale e quella di individuare gli assegnatari mediante una commissione composta da Sindaco, responsabili dell'aree Urbanistica, Tecnica Manutentiva e Finanziaria.
Incoerenze su incoerenze: un regolamento per la valorizzazione del centro storico che si propone di demolire per fare parcheggi, ampliare strade... cui bono? Si intende difendere il centro storico o acquisire immobili cadenti per poi demolirli a spese pubbliche? Aumentare l'attrattiva o permettere lo sventramento a fini privatistici? Non si capisce... E soprattutto, visto che il regolamento punta all'assegnazione di tali immobili, perché non una commissione cui partecipino i cittadini o le associazioni? “me-la-vedo-tutto-io”!
Altre incoerenze nel Regolamento per l'albergo diffuso, un copia-incolla della legge regionale in materia senza contestualizzazione al nostro territorio. L'albergo diffuso consiste in una serie di unità abitative sparse nel centro storico: si prevedono distanze non superiori a 300 mt tra stanze e reception (art. 2), di servizio pranzo e cena obbligatoriamente collocato nella zona A del territorio comunale (art. 3), capacità ricettiva minima di 30 posti (art. 5).
Incoerenze su incoerenze: data la conformazione a vicoli di Sersale, per realizzare un albergo di minimo 30 posti nel centro storico bisogna individuare più immobili che sicuramente non garantiranno prossimità tra reception e stanze, salvo che si voglia trasformare in albergo solo i vecchi palazzi baronali; per la ristorazione, nella zona A è presente un solo ristoratore sempre al completo data la peculiarità della sua cucina, come si fa a imporre per regolamento che sia l'unico a dover erogare i pasti all'albergo? Come si fa a precludere tale possibilità anche agli altri ristoratori di Sersale? Dov'è la concorrenza?
Infine l'incoerenza tra questo tipo di albergo diffuso e la legge regionale sui B&B (LR 26 febbraio 2003, n. 2) che prevede l'esercizio in forma semplice dell'ospitalità senza vincoli così stringenti. Ancora una volta cui bono? A chi giova, ai piccoli proprietari di immobili che si improvvisano B&B o a coloro che hanno già una rete di ospitalità diffusa? A meno che non si sia in presenza di grossi gruppi alberghieri interessati al nostro centro storico, nutriamo seri dubbi che qualcuno possa realizzare un albergo diffuso.
Sugli orti sociali inutile dire che si apprezza tale tipo di iniziative ma, incoerenze su incoerenze …
Se l'obiettivo è “permettere a fasce deboli di affrontare difficoltà economiche”, perché si prevede un canone di concessione? Perché non si è previsto una qualche forma di incentivazione di produzioni Bio e Locali? Il paese della DeCO che rinuncia alla promozione del prodotto agricolo locale: almeno in questo caso si procede a graduatoria di merito...
Infine il punto più controverso all'o.d.g., una demolizione in deroga, che all'ultimo consiglio ha scatenatouna rissa politica cominciata con l'assenza dei numeri per la maggioranza e proseguita con le accuse di irresponsabilità all'opposizione di fronte agli sforzi imprenditoriali di un privato cittadino. Sul punto, all'epoca i gruppi di minoranza hanno ben chiarito che non c'è nessuna posizione pregiudiziale nei confronti di nessun privato, solo si chiede di sapere quali intendimenti abbia l'Amministrazione sul centro storico.
La cultura politica che rappresentiamo in Consiglio Comunale ha sempre fatto della difesa dei centri storici urbani una battaglia programmatica che ha condotto all'attuale normativa in materia, questo ci impone contrarietà tout court a richieste di questo tipo: la tutela del tessuto storico-paesaggistico si antepone a qualunque interesse, pubblico o privato che sia.
Perciò manifestiamo dubbi aggravati dalla mancata trasmissione degli atti, dei pareri, delle relazioni tecniche sul punto in questione (!) che avrebbero potuto colmare il gap di conoscenze in materia urbanistica del sottoscritto.
In primis: la demolizione del fabbricato cancella il c.d. “strittu d'a gghiasa”, una menomazione alla toponomastica e alla memoria storica di Sersale, un paradosso per un'Amministrazione che ha fatto dell'identità e della tradizione una propria bandiera programmatica.
Qual'è a questo punto la politica urbanistica dell'amministrazione? L'ipotesi di procedere in deroga alimenterà futuri appetiti che condurranno allo sventramento del centro storico.
Qual'è l'approccio utilizzato per tutti i vecchi fabbricati in muratura siti in centro storico? Secondo quali standard si è deciso di puntellare (a spese del comune) un fabbricato pericolante in via Pirro, con la chiusura de facto degli accessi rionali, e si decide ora la demolizione di un fabbricato non pregiudicato staticamente e per il quale non esiste alcuna ordinanza di pubblica sicurezza. Una contraddizione programmatica e anche amministrativa: da una parte non si intima il ripristino della sicurezza in via Pirro, dall'altra si trovano escamotages per permettere un'ingiustificata demolizione in piazza Casolini. Dove sta l'uniformità dei comportamenti amministrativi? Dove stanno i pareri tecnici?
Secondo quali valutazioni di interessi coinvolti si autorizza la “realizzazione di un parcheggio a servizio di attività commerciale”, quindi non “destinato a finalità di carattere generale sotto l'aspetto economico, culturale, industriale, religioso, ecc”?
Se l'esigenza è la fruibilità degli esercizi di vicinato, si evidenzia che la zona è già servita da due parcheggi pubblici e gratuiti (P.zza Casolini e Via Michele Bianchi). Il Sindaco ha inoltre il potere di ordinanza col quale disciplinare aree merci prospicienti gli esercizi, orari e sanzioni. Altri comuni italiani preferiscono invece aumentare la fruibilità pedonale dei centri storici con ZTL. A Sersale si demolisce o si cede al Comune per realizzare parcheggi!
Qual'è la politica dell'Amministrazione: tutela e ripristino o sventramento del centro storico? Interventi occasionali o politiche standard di lungo periodo?
Proponiamo all'amministrazione di intimare ai tecnici incaricati un termine prossimo di recepimento del PSC. L'Amministrazione può procedere con gli sventramenti senza chiedere future deroghe, basta dichiarare il centro non più di interesse storico-paesaggistico.
Ritengo del tutto inutile chiamare il Consiglio a esprimere giudizi particulari in assenza di specifiche linee di programmazione, eppure pare che mercoledì il consiglio abbia approvato una demolizione in deroga senza pareri e relazioni tecnici sulla questione.
Secondo il Consiglio Comunale di Sersale è amministrativamente regolare chiedere una deroga al PSC non suffragata da pareri tecnici. Una procedura viziata che convince i cittadini che l'amministrazione procede a seconda dell'evenienza.
I Sersalesi si chiedono a che servono due aree Tecniche nel Comune se poi i loro pareri non servono al consiglio?
Due ipotesi: a) la maggioranza è composta da un'équipe di urbanisti, ingegneri e architetti; b) a Sersale è lecito ignorare ciò che dice il TUEL, art. 107: i tecnici sono obbligati a fornire i pareri nelle proposte di deliberazioni, perché sono responsabili degli uffici.
Aspettiamo la pubblicazione della delibera completa, per risolvere l'arcano. Per ora pare che a Sersale i consiglieri possano sostituirsi ai tecnici, per approvare scelte che necessitano dichiarazioni di scienza.
Infine con l'approvazione del punto in questione Progetto Sersale apre il via a pericolosi precedenti: a questo punto chiunque è legittimato ad investire il consiglio per chiedere una demolizione in deroga, e il consiglio deciderà discrezionalmente caso per caso, dall’alto della perizia tecnica dei sui consiglieri.
Perciò deduciamo che il consiglio a questo punto è tornato ad essere un'aula che decide alla bisogna di interessi e convenienze, di pressioni private sull'interesse pubblico. Un organo che decide arbitrariamente senza pareri, valuta senza relazioni tecniche, approva senza riflessioni.
A noi consiglieri ora tocca solo assecondare gli appetiti e gli interessi privati, fare dell'incoerenza il marchio di fabbrica dell'amministrazione comunale.
Gli esperti urbanisti di Progetto Sersale hanno già ceduto al fascino discreto dell'incoerenza.
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