L'AltraSersale

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Da La Masnada n.97:

Il cielo d'Islanda

Uno spettro si aggira per l'Europa, un mostro dalle molte teste; un'Idra inarrestabile che il solo nome fa paura. Chi è il mostro, chi ha paura?
“Questa è una strana e triste storia” – direbbe Carlo Lucarelli in una puntata di Blunotte.
“C'è una storiella di cui non si parla. Qualcuno sussurra ma a molti è sconosciuta, una storia che fa paura. E come tutte le storie paurose, dilaga e infetta come un virus chi la ascolta. Una peste in grado di decomporre le metastasi di un sistema che si regge su un mito”.
Finora ci hanno raccontato una favola bella. Un credo assoluto, una crociata quasi fondamentalista: ci hanno detto di confidare nel mercato, nel profitto ad ogni costo, lavacro di tutti i mali del mondo; una preghiera al dio denaro, perché la ricchezza sarà per tutti: un credo ansimato nelle orge liberiste di Davos, cantato nei baccanali finanziari degli ultimi 30 anni.
Un vangelo ecumenico che ha cancellato la storia dei popoli e del loro benessere, la dignità degli umani. I ministri di questo culto – economisti, banchieri e capi di stato – hanno una paura tremenda che la favola venga svelata. Che l'Idra si scateni. C'è un angolo remoto di mondo dove questo è successo.
“Ma facciamo un passo indietro” - direbbe sempre un accigliato Lucarelli.
“Islanda 2008/2011: – esordirebbe Lucarelli, scandendo le notizie con tagli della mano – alcune banche commerciano titoli spazzatura. Bruciano i risparmi dei cittadini. Lo Stato interviene per salvarle e la notizia fa crollare i mercati. Le agenzie di rating emettono la sentenza: l'Islanda viene declassata, la borsa chiude. La bancarotta è come la marea: arriva e porta via con se risparmi e servizi per i cittadini”.
A gennaio '09 il governo è costretto alle dimissioni. Il parlamento approva una legge per risanare il debito: 3,5 miliardi di euro per 15 anni sulle spalle degli islandesi. Nel 2010 l'occupazione delle piazze di Reykjavik. Il presidente concede il referendum e il 93% degli islandesi dice NO alla legge di risanamento del debito. Allora comincia la risalita. Viene eletta una commissione di 25 saggi con il compito di riscrivere la costituzione, la classe dirigente è accompagnata fuori dalle istituzioni. Il nuovo governo rosso-verde guidato da una donna spicca mandati di cattura per banchieri e finanzieri, nazionalizza le banche per tutelare le attività economiche dei cittadini. I 25 saggi pubblicano su Facebook la nuova costituzione e questa viene discussa su Twitter. Le proposte dal basso sono inserite nel testo e saranno sottoposte a referendum confermativo.
Il tasso di crescita dell'Islanda, dopo la nazionalizzazione delle banche, è al 2,3%, la disoccupazione al 6,7, ben al di sopra di altri paesi europei che ancora difendono le banche con la paura del debito.

L'Idra è un mostro dalle molte teste e ha occupato Reykjavik per un anno intero, ha fatto dimettere governo e parlamento, ha chiesto che i colpevoli paghino. Sono le ultime righe di questa storia a mettere paura al gotha della finanza mondiale. Per questa ragione è meglio tacere, meglio che non si sappia.
C'è un mistero: e riguarda la diffusione di questa storia.
Una storia in grado di svelare il segreto arcano nascosto nel laboratorio del capitalista, dove si mischiano denaro e potere: dove la finanza mondiale fa e disfa governi. Una storia che riguarda solo qualche milione di islandesi, ma che potrebbe infettare, se non lo ha già fatto, gli indignati spagnoli, quelli che occupano Wall Street, gli studenti italiani, gli anarchici greci.
“Come tutte le storie anche questa storia dovrebbe avere un finale” – concluderebbe Lucarelli con le mani giunte sul naso. “Non tutti i gialli hanno una fine, ma quasi sempre il colpevole è il maggiordomo. Anche in questo giallo i maggiordomi della stampa non hanno voluto raccontare questa storia perché faceva paura. E faceva paura ai loro padroni banchieri, finanzieri e governanti. Perché all'Idra quando viene tagliata una testa ne spuntano subito delle altre. Il contagio corre lungo la rete, dove non esistono vaccini, e spiega perché in tutta Europa si urla “noi la vostra crisi non la paghiamo”.
Il cielo d'Islanda è terso ma le nuvole si addensano sul sistema capitalistico mondiale. Decidere il futuro spetta a tante teste d'Idra non a pochi ministri del culto liberista. “Ma questa – sempre secondo Lucarelli – è un'altra storia”.



Antonio Borelli

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