L'AltraSersale

Un nuovo modo di essere comunità. Un mondo nuovo.

Era d'estate. Una manifestazione imponente per chiedere semplicemente un'altro mondo possibile.

La manifestazione degenera in una guerriglia urbana: le forze di polizia blindate dentro la zona rossa non riescono a isolare i violenti. Poi irrompono in cariche sui pacifisti, manganellando suore e ragazzi, anziani e studenti giunti da ogni angolo del mondo. Nella pioggia di lacrimogeni viene ucciso un ragazzo, Carlo Giuliani: a sparare un giovane e inesperto militare, ritrovatosi senza preparazione al centro della guerriglia.

La polizia manganella e arresta indiscriminatamente e i fermati sono condotti in una caserma. Qui non vengono medicati e per di più subiscono violenze e torture. Poi a sera la Polizia decide di irrompere in una scuola dove alloggiano i manifestanti. Picchia a sangue i presenti senza alcun capo d'accusa, il livello di violenza è così assurdo che uno dei poliziotti presenti la chiama "macelleria messicana"; i poliziotti fabbricano e introducono nella scuola Diaz due molotov come "corpo d'accusa" per giustificare l'irruzione.

I feriti giungono in ospedale in fin di vita con lesioni provocate dalla violenza della "colluttazione unilaterale" inflitta dalla Polizia.

Amnesty International parla de "La più grande sospensione dei diritti democratici dalla seconda guerra mondiale".

Non è il Cile di Pinochet. E' l'Italia. E' Genova '01.

Bisognava fermare quel movimento NoGlobal che stava mostrando al mondo che il capitalismo avrebbe condotto al disastro sociale ed ecologico l'umanità. 

Dopo 11 anni la sentenza della Cassazione condanna in via definitiva 25 agenti per lesioni gravi, per falso aggravato tra cui i responsabili della mobile e della digos di Genova. La sentenza, al di là della prescrizione dei reati, conferma un dato per il quale da sempre ci battiamo: le violenze della Polizia durante il G8 di Genova furono organizzate, preordinate e perpetrate lungo tutta la catena di comando della Polizia.

Non si trattò dell'operato di alcuni agenti impazziti, ma di un'operazione compiuta con violenza diffusa, gratuita e senza motivo. Ciò prende il nome di «tortura»: "qualsiasi atto con il quale sono inflitti a una persona dolore o sofferenze acute, fisiche o psichiche, segnatamente al fine di punirla per un atto che ella o una terza persona ha commesso o è sospettata di aver commesso, di intimidirla od esercitare pressioni su di lei" [Convenzione contro la Tortura].

La Repubblica Italiana non ha ancora ratificato la Convenzione contro la Tortura, né esiste nell'ordinamento interno il reato di Tortura. Pertanto gli agenti protagonisti di quella sconsiderata operazione di violenza saranno solo allontanati dai pubblici uffici per 5 anni. Nel frattempo il governo Berlusconi li ha promossi, hanno continuato a lavorare al 'servizio' dello stato.

In questi 11 anni di attesa nessuna istituzione pubblica, nè il Capo della Polizia, nè il Ministro dell'Interno, nè il Presidente del COnsiglio o della Repubblica, hanno mai condannato pubblicamente i fatti di Genova. La Polizia si è chiusa in un silenzio autoreferenziale e omertoso a copertura di quegli agenti. Il capo della polizia De Gennaro tentò addirittura di indurre l'allora Questore di Genova alla falsa testimonianza. Queste persone sono ancora al lavoro e dovrebbero difendere i cittadini dalla violenza!

Ancora oggi il ministro Cancellieri e il Capo della Polizia si sono limitati a dire che rispetteranno la sentenza. Nessuna scusa a quei 93 ragazzi massacrati a Genova, nessuna scusa ai cittadini italiani per il comportamento inadeguato di una istituzione pubblica.

La sentenza della Cassazione, seppure non contribuisca a isolare le mele marce nella Polizia, quantomeno contribuisce alla scrittura di una pagina nera della storia italiana. La politica invece ha deciso di girarsi da un'altra parte.

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