L'AltraSersale

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Raramente guardo il calcio per un puro interesse tecnico, da sportivo. Non mi lascio abbagliare dall'oltranzismo fideistico del tifoso. Piuttosto ho sempre cercato - e sicuramente non è completamente corretto - di attribuire al calcio sgnificati metasportivi, che vanno cioè oltre ciò che si vede sugli schermi.

E così ho finito per apprezzare, ad esempio, l'Internazionale di Moratti, ben consapevole che quel petroliere affarista non è l'ultima evoluzione dell'avanguardia. Però il tentativo di trasformare l'Inter in una agenzia di promozione sociale (ed economica) del marchio Inter mi ha incuriosito a tal punto da coniare, mutuandola dai rudimenti universitari di diplomazia, la definizione della cosiddetta "Dottrina Moratti", ovvero un insieme di azioni, dai contributi ad Amnesty International agli Inter Campus aperti nel Terzo Mondo (l'Inter è l'unico club occidentale ad avere un campo scuola in Iran!) al sostegno a Marcos e ai zapatisti, che denotano una certa connotazione valoriale assemblata a interessi specifici. In altre parole, col calcio Moratti persegue i suoi interessi economici ma almeno c'è qualcosa in più dietro ai miliardi.
Allo stesso modo ho sempre ammirato quei calciatori che non sono patinati strumenti di marketing e di gossip. Mi riferisco all'abnegazione e alla visione solidaristica di Javier Zanetti, o all'operaismo in campo dei vari Cambiasso e De Rossi, o all'orgoglio ringhiato di Gattuso, l'impegno politico (anche non condivisibile) di Lucarelli o Di Canio. Insomma ho simpatizzato per coloro che ci mettono qualcosa in campo.

Ebbene, proprio non riesco a tifare per questa nazionale. Quando ho sentito le dichiarazioni di Lippi, conoscendo le sue connivenze col sistema-Moggi, non condividendo le scelte di scarso merito sui convocati al mondiale mi sono chiesto: per quale motivo dovrei tifare una nazionale che in fondo è lo specchio del paese reale?

Una nazionale arrogante nelle pretese economiche come il nostro ceto politico. Una nazionale avvezza al gossip quanto i nostri politicanti-puttanieri. Un ct che fa dei suoi meriti un baluardo contro ogni critica e che civetta con giornalisti smidollati che non hanno osato sollevare alcuna critica alle sue scelte tecniche. Nessuno ha chiesto come mai il blocco Juve goda di tanta stima pur essendo la seconda peggior difesa del campionato, così come nessun cronista chieda conto della politica economica del governo e dei suoi scandali. Una nazionale vecchia anagraficamente in cui i giovani stentano a farsi spazio, di cui si fa parte solo perchè si è eroi di Germania o amici del ct, insomma come più in generale vediamo in Italia: si fa carriera grazie agli amici degli amici e non si può pretendere un futuro solo perchè chi governa non è in grado di garantircelo.

Neanche le stucchevoli baggianate sull'inno e le goliardate leghiste mi hanno spinto a simpatizzare per questa nazionale che mi ricorda sempre più un paese in declino, senza un'idea di se e senza prospettive. Non è neanche una nazionale che difende con le unghie e coi denti un orgoglio che ha sempre unito gli italiani, almeno davanti alla Tv guardando i mondiali.

In questo mondiale ho seguito ancora solo la Germania e mi sono stupito di alcuni dati: la Germania è la nazionale con l'età media più bassa (25 anni), ha il tecnico più giovane, ha il maggior numero di oriundi (2 di nazionalità polacca, e ben 7 tedeschi con almeno un genitore straniero). E' vero anche la Germania ha un blocco Bayern, ma si tratta comunque di coloro che hanno vinto scudetto e coppa nazionale, e che hanno disputato la finale di Champions. Altro che l'Italia: Buffon, Zambrotta e Gattuso hanno giocato pochissimo, Cannavaro e Chiellini vengono dalla seconda peggior difesa del campionato. E poi i talenti e i "diversi" vengono puntualmente esclusi, Cassano e Balotelli erano così scomodi? Forse si perchè rappresentano idee o modelli di calcio non compatibili col sistema, il genio e sregolatezza, il colore della pelle avrebbero potuto trasmettere valori che contrastano con questa coltre di bassa cultura che domina l'Italia.

E poi ho letto qualcosa sul Sudafrica. Si dice che Mandela abbia voluto questo mondiale per tutta l'Africa, che lo abbia voluto per sugellare la sua lotta all'apartheid con un impresa di popolo, sia come sforzo organizzativo che come impresa sportiva. Vedendo i Bafana-Bafana che percorrono lo stadio cantando un inno popolare, danzando e caricandosi, mi sono reso conto che quegli atleti incarnano un'idea di nazione. E magari sentono il peso di ripetere l'impresa che viene descritta in Invictus, quando la nazionale di rugby (lo sport dei bianchi) fu chiamata a vincere per tutto il Sudafrica libero.

Ho citato questi due esempi perchè mi sembrano cartine tornasole. Entrambe incarnano un idea del calcio che va oltre l'esser dei vip strapagati e patinati.
Quando il calcio diventa metafora del paese reale allora è sport realmente popolare.
Forse in Italia è il paese reale che si sta rifacendo al calcio malato come modello di vita.

Per questo tifo Sudafrica.

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