L'AltraSersale

Un nuovo modo di essere comunità. Un mondo nuovo.

Da IndiAut:



Le elezioni si avvicinano.

E da spettatore guardi un po' cosa si agita sotto i ponti lerci della politica.

Guardo a destra:
I trogloditi leghisti. Quelli che romaladrona ma poi se la sono magiata. cambiare #sipuò!
Poi la galassia che implode del PdL. I video del venditore di folletto Al Fano, le argute parole delle olgettine d'antan come la Santanché, o i ggiovani de noartri come la Meloni. cambiare #sipuò!

Guardo al centro:
Che dire di Fini e di mi-chiamo-Casini-creo-problemi? La politica quella vecchia. Il gran democristiano che cambia alleanze al cambiare del giorno: oggi col PD, domani con Alfano, se serve cambio la legge elettorale per tenere Monti a vita. Bentornata DC. cambiare #sipuò!
Inutile suggerire il ribrezzo per la scesa in campo dei Montezemoli, Marcegaglie, e Ministri Riccardi di turno: dietro al loro sostegno a Monti si nasconde il capitalismo faccendiere italiano, quello che fa ponti e inceneritori, che lucra sul cemento e sulle banche. cambiare #sipuò!
Per non parlare di Monti: chiamato per salvare le finanze italiane dopo lo scempio Berlusconiano, ha soltanto salvato le casse delle banche al costo di una profonda macelleria sociale di diritti e di tasse, dietro il volto buono dei professoroni alla Fornero, la longa manus del capitalismo finanziario e rapace, quello che vuole competere nel mondo abbassando i diritti e i salari. cambiare #sipuò!

Guardo al centro-sinistra:
L'altra sera nello studio di X-Factor ho visto un Renzi galvanizzato dal format delle Primarie del PD: parole senza significato, l'apparenza più che la sostanza. Per non dire dei tentativi di allargare a destra, delle contiguità alla finanza, della pochezza delle ricette anticrisi. cambiare #sipuò!
Bersani. Ecco Bersani lo voterei perché è serio. Ma purtroppo è il segretario del PD, il partito dei maanche. E dei D'Alema, dei Loiero, degli Ichino e del loro riformismo che tutto va bene. cambiare #sipuò!
#Oppurevendola, dice lui su twitter. Una delusione, di sostanza e di metodo. Ti proponi come l'alternativa e poi sottoscrivi la Carta d'Intenti del PD che non si dissocia minimamente dall'Agenda Monti. La narrazione di una nuova sinistra che cozza con quella con cui vuoi governare. Vendola era l'alternativa, ma ha sbagliato il campo. Con le Primarie finirà una speranza per la sinistra italiana. cambiare #sipuò!

Non mi piace nemmeno l'opposizione urlata, antipolitica di Grillo. Perché credo che bisogna costruire sui contenuti, non soltanto sul malcontento diffuso e generalizzato, qualunquista. cambiare #sipuò!

Io ho un'idea mia di questa crisi. Cerco qualcuno che voglia realizzare almeno uno di questi presupposti:

  1. Abolire la precarietà come rapporto di lavoro. Non è solo un discorso inerente il futuro dei lavoratori e dei loro diritti. La precarietà è la politica industriale di una classe imprenditoriale che ha rinunciato a competere nel mondo con l'innovazione, ma vuole competere solo sul prezzo, comprimendo quello del lavoro.
  2. Tassare la rendita. E' inamissibile che il rapporto di proprietà in Italia sia 1/10: ovvero il 10% più ricco possiede il 90% della ricchezza, mentre il 60% più povero paga il 90% dei servizi. Una tassazione equa prevede l'introduzione della patrimoniale. A ognuno secondo i propri bisogni, da ognuno secondo le proprie possibilità.
  3. Ripubblicizzare i servizi essenziali. Ci sono servizi e beni comuni come i trasporti, la sanità, l'istruzione, l'acqua che non possono essere erogati sottoforma di merci e secondo la legge dei prezzi. E ci sono monopoli privati sorti sull'erogazione di servizi: Trenitalia, Enel, Telecom, sono aziende i cui azionisti lucrano sull'esclusività dei servizi erogati, formalmente i concorrenza, sostanzialmente in monopolio.
  4. Rilanciare la crescita. Non sostenendo le vecchie imprese improduttive come Fiat, o le lobby del cemento. Le auto o i Ponti sullo stretto, le TAV sono opere che non portano alcuno sviluppo, ma solo inquinamento e scempio ambientale. E' la sostenibilità la nuova frontiera dell'economia.
  5. Riconoscere i diritti. La laicità dello stato è sancita in Costituzione: nessun credo religioso, nessuna posizione ideologica xenofoba o razzista possono impedire il godimento dei diritti di cittadinanza. Migranti, donne e omosessuali non devono subire diktat da preti, leghisti o bigotti.


cambiare #sipuò!
 
Pubblico qui l'appello lanciato da intellettuali, sindacalisti, sindaci (Demagistris e Pisapia) che in questi anni hanno difeso la giustizia sostanziale con le battaglie referendarie, con le manifestazioni, con le liste civiche. Gente che ha anteposto i contenuti al megafono, la piazza al palcoscenico.


Il sistema sta andando in pezzi.


Le differenze economiche e sociali crescono, le disonestà individuali
o di gruppi sono diventate corruzione del sistema, la distanza tra
stato e società e tra organi rappresentativi e cittadini non è mai stata
così elevata. La possibilità di contare e di decidere sulla propria
vita e sul proprio futuro è quotidianamente frustrata da decisioni
verticistiche e incontrollabili. Così lo stesso desiderio di
partecipazione politica si affievolisce, riducendosi a esplosioni di
rabbia, alla fuga dal voto o all’adesione a proposte populiste
(egualmente presenti dentro e fuori le forze politiche tradizionali).
Prevale l’idea che non ci sia più nulla da fare perché ogni scelta è
obbligata e «imposta dall’Europa» (cioè dai mercati). Il modello sociale
europeo è cancellato dalle compatibilità economico-finanziarie in una
concezione dell’economia che non lascia spazio alla politica.
Questa posizione è stata da tempo abbracciata dal Partito democratico e
si è tradotta nell’appoggio senza se e senza ma al governo Monti, nel
concorso all’approvazione del cosiddetto patto fiscale e della modifica
costituzionale sul pareggio di bilancio, nel contributo alla riduzione
delle tutele del lavoro, nel sostegno alle grandi opere, nel frequente
aggiramento dell’esito referendario in favore dell’acqua pubblica. È una
prospettiva nella quale si è inserito, da ultimo, il gruppo dirigente
di Sel con la scelta di partecipare alle primarie, in una alleanza che
ne sancisce la subalternità al Partito democratico (a prescindere dallo
stesso esito delle primarie). Dall’altra parte c’è la posizione del
Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, che, pur partendo da una
condivisibile critica radicale di questa classe politica e di questi
partiti, non offre risposte sul piano della democrazia costituzionale e
di una diversa uscita dalla crisi in atto.


A fronte di ciò non è più possibile stare a guardare o limitarsi alla critica.


L’attuale pensiero unico e il conseguente orizzonte politico sono
modificabili. Esiste un’alternativa forte, sobria e convincente alla
politica liberista che, in tutta Europa, sta distruggendo il tessuto
sociale senza dare soluzione a una crisi che non accenna a diminuire
nonostante le rassicurazioni di facciata.
È un’alternativa che si fonda sulle promesse di civiltà contenute nella
nostra Carta fondamentale: la Costituzione stabilisce che tutti i
cittadini hanno diritto al lavoro e, in quanto lavoratori, a una
retribuzione sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa:
noi vogliamo che questi principi siano attuati e posti a base delle
politiche economiche e sociali. È un’alternativa che esprime una cultura
politica nuova, che si prende cura degli altri e rifiuta il leaderismo,
che parla il linguaggio della vita della persone e non quello degli
apparati, che include nelle discussioni e decisioni pubbliche la
cittadinanza attiva. Un’alternativa capace di fare emergere, con
l’impegno collettivo, una nuova rappresentanza politica preparata,
capace, disinteressata al tornaconto personale e realmente al servizio
della comunità. Un’alternativa in grado di produrre antidoti a quel
sistema clientelare che ha generato corruzione e inquinamento mafioso e
di trasformare lo stato rendendolo trasparente, de-centralizzato ed
efficiente. Un’alternativa, quindi, che guarda a un mondo diverso, in
cui si rispetti l’ambiente, siano valorizzati i beni comuni, si pratichi
l’accoglienza, si assicuri a tutte e tutti la possibilità di una vita
degna di essere vissuta anche se si è vecchi, malati o senza lavoro o se
si è arrivati nel nostro paese per viverci e lavorare. Non è
un’illusione, ma il compito di una politica lungimirante: il welfare,
lungi dall’essere un lusso dei periodi di prosperità, è la strada che ha
portato alla soluzione delle grandi crisi economiche del secolo scorso.
E non c’è solo una prospettiva di tempi lunghi. Ci sono azioni positive
da realizzare e scelte sbagliate da contrastare. Subito.
L’elenco è semplice e riguarda sia gli interventi indispensabili che le
modalità per recuperare le risorse necessarie. Da un lato, la
rinegoziazione delle normative europee che impongono politiche
economiche recessive; un progetto di riconversione di ampi settori
dell’economia in grado di rilanciare rapidamente l’occupazione con
migliaia di piccole opere di evidente e immediata utilità collettiva; un
piano di riassetto del territorio nazionale e dei suoi usi mirante a
garantire la sicurezza dei cittadini e la riduzione del consumo di suoli
agricoli; un’imposizione fiscale equa ed efficace (estesa ai patrimoni e
alle rendite finanziarie nonché alle proprietà ecclesiastiche); il
potenziamento degli interventi a sostegno delle fasce più deboli e dei
presidi dello stato sociale; il ripristino delle tutele fondamentali del
lavoro e dei lavoratori; la sperimentazione di modalità di creazione
diretta di occupazione, anche in ambito locale, affiancata
dall’introduzione di un reddito di cittadinanza; l’attuazione di forme
di sostegno e promozione delle esperienze di economie di cooperazione e
solidarietà; l’investimento a favore della scuola e dell’università
pubblica, a sostegno della formazione, della cultura, della ricerca e
dell’innovazione; il rispetto pieno e immediato dei referendum 2011 sui
beni comuni e contro la vendita ai privati dei servizi pubblici locali;
un’effettiva riforma del sistema dell’informazione e del conflitto di
interessi; il pieno riconoscimento dei diritti civili degli individui e
delle coppie a prescindere dal genere e l’accesso alla cittadinanza per
tutti i nati in Italia.
Dall’altro: una reale azione di contrasto dell’evasione fiscale e della
corruzione; il ritiro da tutte le operazioni di guerra e l’abbattimento
delle spese militari; la definitiva rinuncia alle grandi opere (a
cominciare dalla linea Tav Torino-Lione e dal ponte sullo Stretto);
l’abrogazione delle leggi ad personam (che sanciscono la disuguaglianza
anche formale tra i cittadini); la previsione di un tetto massimo per i
compensi pubblici e privati e l’azzeramento delle indennità aggiuntive
della retribuzione per ogni titolare di funzioni pubbliche.


I fatti richiedono un’iniziativa politica nuova e intransigente, per
non restare muti di fronte a opzioni che non ci corrispondono.


Un’iniziativa politica nuova e non la raccolta dei cocci di
esperienze fallite, dei vecchi ceti politici, delle sigle di partito,
della protesta populista. Un’iniziativa che porti alla costituzione di
un polo alternativo agli attuali schieramenti, con uno sbocco immediato
anche a livello elettorale. Un’iniziativa che parta dalle centinaia di
migliaia di persone che nell’ultimo decennio si sono mobilitate in mille
occasioni, dalla pace ai referendum, e che aggreghi movimenti,
associazioni, singoli, amministratori di piccole e grandi città,
lavoratrici e lavoratori, precari, disoccupati, studenti, insegnanti,
intellettuali, pensionati, migranti in un progetto di rinnovamento delle
modalità della rappresentanza che veda, tra l’altro, una effettiva
parità dei sessi.
È un’operazione complicata ma necessaria, che deve essere messa in campo
subito. Negli ultimi giorni si sono susseguiti numerosi appelli in
questo senso. È tempo di unire passione, intelligenze, capacità ed
entusiasmo per costruire una proposta elettorale coerente con questa
prospettiva, in cui non ci siano ospiti e ospitanti, leader e gregari ma
un popolo interessato a praticare e promuovere cambiamento.
È questo il senso della campagna “CAMBIARE SI PUÒ! NOI CI SIAMO”,
nella quale abbiamo deciso di impegnarci con l’obiettivo di presentare
alle elezioni politiche del 2013 una lista di cittadinanza politica,
radicalmente democratica, alternativa al governo Monti, alle politiche
liberiste che lo caratterizzano e alle forze che lo sostengono.
Noi ci siamo e pensiamo che molte e molti vogliano costruire con noi questo percorso.
Per questo ti chiediamo di esserci e di mandare la tua adesione.


Ma le firme non bastano.


Serve che tutti noi, che aderiamo a questa campagna, ci incontriamo in una assemblea pubblica, che proponiamo per il 1° dicembre.



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