L'AltraSersale

Un nuovo modo di essere comunità. Un mondo nuovo.

Ricominciamo dalle parole fondanti del nostro paese: resistenza e antifascismo.
Anche se più che ricominciare qui ci tocca di nuovo "resistere, resistere, resistere...".

In Italia è ormai in atto una vasta operazione di riscrittura della storia. Non revisionismo storico - in quel caso si tratterebbe di un esercizio intellettuale di analisi dei fatti e delle dinamiche con un buon margine di tempo alle spalle per farlo - noi siamo davanti ad un conglomerato eversivo fatto di leghisti, piduisti e fascisti che cerca di annacquare la nostra memoria storica che è coscienza collettiva del nostro paese.

La revisione che questa destra di governo e di cultura sta operando è una seria minaccia al futuro del nostro paese. Qui si tenata di mettere indiscussione l'oggettività storica e cioè che furono gli italiani a liberarsi dal giogo fascista, fu il popolo a scegliere la repubblica al posto della monarchia e a lottare, sui monti, per un paese più giusto. Per dare un futuro di pace e prosperità ai propri figli.

Perciò riteniamo giusto custodire e tramandare i valori fondanti del nostro paese, la nostra religione laica: antifascismo e solidarietà. Al binomio della Festa della Liberazione (resistenza/antifascismo) aggiungiamo anche 
Lavoro e libertà.


La parola lavoro è completamente sparita dal suo uso quotidiano perchè sono sparite le condizioni elementari del lavoro: sicurezza, certezza e dignità del lavoro. Il lavoro di oggi è al contrario poco sicuro; sono più di mille i lavoratori che ogni anno perdono la vita sul lavoro.
La sicurezza è messa in discussione dal caporalato, dalle speculazioni edilizie, dalle connivenze tra controllori e controllati: sindacati e ispettorati hanno le armi spuntate difronte a forme contrattualistiche sempre più selvagge.
La certezza del lavoro è precarietà per legge. La cossiddetta legge Biagi (L.30/2003) è la causa principale della precarizzazione dei contratti di lavoro. La domanda di flessibilità è stata trasformata in nuovo e prepotente strumento di sfruttamento del lavoro non solo manuale ma anche intellettuale. 
Il combinato di precarietà e insicurezza porta con se la scarsa dignità del lavoro. Mancanza di diritti e doveri, la paura di rimanere senza lavoro, contratti che non lasciano nulla alla collettività, politiche rapaci degli imprenditori hanno reso il lavoro di qualità poco conveniente. Stiamo assistendo alla più potente opera di cancellazione dei diritti dei lavoratori che la storia repubblicana abbia mai conosciuto. Il caso della FIAT e il nuovo modello 'Marchionne' sono la punta più avanzata di questa opera: quotidianamente nelle fabbriche, negli uffici, si tenta di scardinare diritti e garanzie alla ricerca del profitto e a scapito della qualità del lavoro.

Queste nuove forme di schiavitù portano con se un crollo del fronte della libertà. Infatti non c'è libertà senza lavoro. Nel lavoro infatti l'uomo si riappropria delle merci, le fa sue e le trasforma; nel salario è contenuta la forza-lavoro e il diritto degli uomini a non essere sfruttati. L'indipendenza economica è precondizione per la libertà di pensiero e di espressione, è strumento materiale della libertà di azione.

La vittoria dei lavoratori sullo sfruttamento e la schiavitù è però possibile solo se si pensa e si agisce con coscienza di classe: la lotta dei movimenti operai, dei sindacati è lotta di classe e ha imposto la tutela del lavoro. Da questa lotta è scaturita una domanda di democrazia e di partecipazione che costituiscono l'ambiente naturale per l'esercizio della libertà.
A questo deve essere ricondotto il significato della parola libertà, al suo intimo legame col lavoro. Non alla libertà-libertinaggio di matrice berlusconiana; la libertà consumistica spinta al suo limite della mercificazione di ogni cosa e valore.

L'occupazione che il berlusconismo ha fatto della parola libertà, e il conseguente oscuramento del conflitto di lavoro, è la causa della perdita di senso della sinistra. Sinistra senza poter parlare di lavoro non ha ragion d'essere. Sinistra senza lavoratori non può esistere. E invece assistiamo alla completa solitudine del lavoratore. La sua inacapacità di trovare supporto in un gruppo, l'abbandono della sua causa da parte delle sinistre moderate e riformiste, l'aggressione del padrone, la precarietà delle relazioni.

In occasione della festa dei lavoratori, la data simbolo delle conquiste operaie (dalla prima legislazione sulla giornata lavorativa di otto ore nel 1884), è opportuno ribadire con forza, e non solo al concertone romano, ma quotidianamente e ovunque, la dignità del lavoro. La dignità del lavoratore.
Questo è un'obiettivo fondamentale se la sinistra vuole tornare a parlare al popolo, in un paese che è quotidianamente spolpato da finanzieri senza scrupoli, dove imprenditori disinvolti assumono, truffano e licenziano, dove la malavita sfrutta e mortifica il lavoro, dove i politici trasformano i diritti in merce e consenso.
E' proprio qui che bisogna difendere il lavoro, per avere la libertà.

 

Perciò BUONE FESTE!!!

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