L'AltraSersale

Un nuovo modo di essere comunità. Un mondo nuovo.

Si parte! o meglio si riparte... Il 5 dicembre prima del No-Berlusconi Day, al Teatro Brancaccio, rappresentanti di Rifondazione, Comunisti Italiani, Socialismo 2000, Lavoro-Società e tante altre associazioni e movimenti della sinistra daranno vita alla FEDERAZIONE DELLA SINISTRA. Qualche settimana fa, sul blog il comunista quotidiano, è partito un sondaggio sul nome che i militanti preferirebbero per questa fedrazione. A sorpresa la scelta è ricaduta su SINISTRA ANTICAPITALISTA. Questo dato dimostra che ai militanti non importa proprio nulla sulle alchimie di partito, sul definirsi comunisti integralisti, su rappresentanti, circoli, forme di gestione, segretari e portavoce, e tutto quanto è contenuto nello Statuto provvisorio. Anche a noi piace questa denominazione. Anticapitalista. E ci piace perchè contiene al suo interno il senso e le modalità di pratica politica dell'esser di sinistra, ancor prima che le forme e le strutture della sinistra. La nostra sclelta poggia su un'analisi concreta della realtà. In tutta Europa la sinistra cosiddetta radicale ha fallito laddove ha seguito la linea del governismo delle forze moderate: è successo in Inghilterra, in Francia e in Italia. La deriva liberista del Labour Party, o del Pd hanno trascinato nel fallimento qualsiasi prospettiva di cambiamento, non radicale... proprio di cambiamento.
In Italia il Governo Prodi, con un programma realmente alternativo, è stato affossato dal servilismo delle forze moderate agli interessi di furbetti del quartierino, Confindustria e Vaticano. Liberalizzazioni, precariato lavorativo, sfregio ambientalistico, hanno informato le scelte di quel governo frustrando le aspettative di quel popolo di sinistra che aveva massicciamente contribuito alla vittoria contro Berlusconi nel 2006.
Eppure quel popolo era stato il protagonista di Genova. Uscito dal G8 con le ossa rotte, quel popolo aveva appreso le pratiche e imparato le culture politiche di radicalità dal movimento e, attravero il PRC, queste erano diventate azioni concrete all'interno delle Amministrazioni locali. Dal basso strappando comuni e province alla destra o alla sinistra moderata, poi le regioni nel 2005 con la straordinaria vittoria di Nichi Vendola, e dall'alto con la pressione internazionale del movimento altermondialista contro le dottrine della destra bushista, centinaia di lotte, di proteste, da slow food ai movimenti glbt, quella sinistra diffusa era stata l'artefice di un cambiamento: era stata capace di imporre l'agenda politica e di introdurre nuove categorie di analisi e di pratica sociale.

Tutto questo si è dissolto in un lampo con la sconfitta di Veltroni e col ritorno al governo di una destra ancora più reazionaria, razzista, xenofoba, sorda alle istanze sociali. E per la sinistra è diventato perfino difficile comunicare: questa difficoltà si è tramutata nel tracollo della rappresentanza politica e nella logica dei fratelli coltelli. La forma ha preso il sopravvento sulla sostanza.

Ecco perchè noi preferiamo che si parli di sinistra anticapitalista, perchè crediamo profondamente che per scardinare questo disastro sociale che si sta profilando in Italia, per rimuovere una classe poltica inadeguata e vecchia, inciuciona, per ricostruire il legame tra cittadini e istituzioni bisogna tornare a pensarsi alternativi.
Nel senso di praticare concretamente l'alternativa politica: le brigate della solidarietà, i gruppi di acquisto popolare o, nel nostro piccolo, la festa di Liberazione sono momenti di pratica d'alternativa. In questi momenti semplicemente siamo in grado di porre in essere il nostro pensiero rivoluzionario di superare il capitalismo.

Dobbiamo ritornare a mutuare esperienze dalle associazioni e dai movimenti, ripensare le nostre modalità di comunicazione guardando a internet, ritornare a costruire massa critica nelle piazze e nelle cucine degli italiani, lì dove si misura per intero l'inadeguatezza di chi e di come ci governa. Nei vagoni di Trenitalia dove si praticano violazioni dei diritti umani, nelle vertenze per l'acqua, nelle reti economiche sostenibili, su E-Mule.
In questi contesti si pratica l'alternativa, si esce dal sistema e non si può essere fagocitati dalle logiche del potere.

L'esser comunisti deve tornare ad essere funzionale all'essere anticapitalisti.
Il recinto ideologico, la purezza e il dogmatismo politico non servono. Bisogna piuttosto rimettere il nostro pensiero politico, il marxismo, al servizio delle subculture d'alternativa, riconnetterle in un circuito che generi massa critica e diventi programma di governo locale. Per un cambiamento concreto, anche attraverso piccole politche di paese, dello stato di cose presenti.

Secondo noi solo in questo modo si può scalfire la cortina mediatica che è piombata su questo paese. Un silenzio o verità di regime che fa comodo al Governo, ma anche ai poteri forti. Un silenzio che è diventato coscienza di massa, o incoscienza di massa. Un silenzio che rende difficile spiegarsi ed essere capiti.

Per questa ragione il prossimo 5 dicembre, in concomitanza del NO-B-Day, dobbiamo rimettere al centro della nostra politica l'uomo e le sue relazioni sociali.
Possiamo ripartire. Si riparte!

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