L'AltraSersale

Un nuovo modo di essere comunità. Un mondo nuovo.


Sul taccuino di viaggio Carmine raccoglie emozioni, impressioni, lo spirito delle città e dei loro abitanti, ma anche fatti personali, ricordi, emozioni e dolori di quei mesi trascorsi con la chitarra in spalla a macinare chilometri e concerti.
“Piazze d’Italia (sulle tracce di De Chirico)” il libro di Carmine Torchia (Prospettiva Edizioni) è uscito lo scorso 26 luglio. Più che un libro, si tratta di un diario del tour invernale nel quale sono stati raccolti schizzi architettonici, appunti, immagini, piccoli ritratti di amici incontrati in giro per l’Italia. Il viaggio per la promozione dell’album d’esordio “Mi pagano per guardare il cielo” ha toccato quasi tutte le regioni italiane: Carmine ha proposto la sua musica nei locali ma anche nelle piazze, e da questi luoghi sono venuti fuori incontri con soggetti diversi, interessanti, solidali. Quelle amicizie brevi ma intense che solo la vita on the road ti può regalare.

Fare una recensione di questo libro, per chi non conosce Carmine è cosa difficile. Chi invece lo conosce, non necessariamente a fondo, ci può ritrovare l'amico, il cantante, l'uomo, il sognatore e anche un Carmine diverso, meno provinciale di come possiamo essere provinciali noi calabresi.

Devo confessare che questo è il tratto più curioso del libro. Insomma non il classico ragazzo con la fissa per il progressive o per i cantautori, ma uno che si mette sui treni, per navi e per mari, vestito della sola chitarra e va cercando amici, appoggi; dorme nei sottoscala o nei divano-letto lerci dgli studenti universitari ma anche nelle familiari case dei parenti sparsi per mezz'Italia.
Uno che la sera fa lo chansonnier nei locali e di giorno magari fa concorrenza agli artisti di strada nelle piazze.

L'altro elemento sono i ritratti. Carmine Torchia è anche pittore e forse per questo tende a raffigurare con tratti sottili i volti che incontra lungo il suo viaggio. Questi ritratti appartengono ad amici, a conoscenti dell'ultimo minuto, ma anche alle città. E se conosci il tipo che sta descrivendo ti rendi conto subito che il ritratto e aderente, decostruito e reinterpretato personalmente. Sarebbero tanti i volti di quel libro che conosco e che mi sembra di poter rivedere in quelle righe stringate tra le foto dei cessi di stazione o dei bar, di altri ne ho sentito solo parlare, parecchi chi li conoscerà mai... ma in generale mi fido del tratto di Carmine.

Dico ciò perchè, un po' presuntuosamente, ho fatto un piccolo test al libro. Prima di leggerlo sono andato a cercare un volto e una città.
La descrizione di Thomas è più che mai condivisibile; "uno che ti dice delle cose e ti 'sconcentra', ti distrae...mi capita di pensare ad altro mentre mi parla; la mia mente ci ha rinunciato a seguire la sua dialettica pronta e ingarbugliata. [...] quest'essere di bella presenza che non se la guasta con nessuno e che si dimentica di obiettare le cose " ... è vero Thomas è realmente così, ed è anche difficile da descrivere se non con lunghe locuzioni, aggettivi, sinonimi e contrari.
E poi una città: "se uno vuole comprendere la vita deve venire a Napoli, sennò non se ne potrà mai rendere conto! Mai visti così tanti colori messi insieme. Napoli è sfacciatamente vitale". Ho scelto Napoli perchè ci vivo e la conosco e sono sempre curioso di capire ciò che ne pensano quelli che non ci vivono. Spesso mi trovo davanti a gente che non riesce a cogliere il senso vero di Napoli, invece Carmine in una frase sola l'ha incastonata nella pagina. Quello "sfacciatamente vitale" corrisponde alle definizioni di massima che ho sentito dire in giro e anche agli stessi napoletani.

Fatti questi test mi sono fidato; mi sono seduto in treno e l'ho letto tutto d'un fiato. Di sicuro sono stato superficiale sui dettagli architettonici, però quando mi sono messo a scrivere questa sorta di recensione ho cercato anche De Chirico su wikipedia, ho cercato di capire quale idea di fondo ci fosse tra uno che guarda il cielo e tante piazze, così materiali. Poi invece ho capito il concetto metafisico, è l'immaterialità dei luoghi (e dei volti) - quelle sensazioni che ti vengono chissà da dove, che non sai immediatamente spiegare, che scopri legate a fatti reconditi, ancestrali o irrazionali - a essere il soggetto del libro di Carmine Torchia.

Anche se lo stile è frammentato sia cronologicamente che graficamente da disegni e immagini, in Piazze d’Italia si può trovare una forma d’arte che travalica le discipline: né letteratura, né saggistica, né disegno tecnico. Un arte che tende a mescolare tutto insieme.

Visualizzazioni: 140

Commento

Devi essere membro di L'AltraSersale per aggiungere commenti!

Partecipa a L'AltraSersale

© 2024   Creato da Antonio Borelli.   Tecnologia

Segnala un problema  |  Termini del servizio